di Andrea Di Biase
Mediobanca chiude il primo trimestre con risultati superiori alle attese e incassa il via libera dei soci alla nuova governance. Piazzetta Cuccia ha archiviato i primi tre mesi dell’esercizio 2015-16 con un utile netto di 244 milioni di euro, in crescita del 53%. Si tratta del miglior risultato trimestrale degli ultimi cinque anni, favorito anche dalla plusvalenza di 88 milioni dall’apporto all’opa della quota in Pirelli e dalla brillante performance di Compass.
Per la prima volta ha chiuso in utile anche CheBanca!, mentre il corporate and investment banking ha risentito della volatilità dei mercati, anche se le prospettive restano positive. Di rilievo, in un’epoca di tassi attorno allo zero, il margine di interesse, che ha mostrato un progresso del 13% a 303 milioni proprio grazie alla divisione retail e consumer credit. Un avvio d’esercizio brillante, dunque, che, stando alle previsioni del management, dovrebbe consentire a Mediobancadi chiudere l’esercizio in corso con utili in ulteriore crescita, dopo l’aumento del 27% a 590 milioni nel 2014-15.
Nel corso dell’assemblea l’ad Alberto Nagel ha fatto balenare anche la prospettiva di un dividendo più generoso rispetto agli 0,25 euro di quello passato, ma temperando le attese con la prudenza. «Possiamo contemplare un dividendo più alto se vengono confermati gli andamenti positivi nei prossimo trimestri», tenendo ben presente che la banca deve però essere sempre «protetta» da un cuscinetto di capitale.
Sul fronte della crescita esterna, altre novità potrebbe arrivare dall’alternative asset management, dove il percorso di acquisizioni è «all’inizio» dopo l’acquisto di Cairn Capital, ma anche nel private banking, dove proseguono i colloqui per rilevare la quota di Banca Esperia in portafoglio a Mediolanum . Va avanti anche il processo di dismissione di asset non strategici. Dal giugno 2013, quando è stato licenziato il piano triennale, Mediobanca ha ceduto attività per 1,3 miliardi di euro, con plusvalenze per 450 milioni a fronte dei 2 miliardi di target del piano. Tappa cruciale (e verosimilmente finale) del piano resta la cessione del 3% di Generali , con la discesa della partecipazione al 10%. La vendita avverrà entro fine piano e, ha ribadito Nagel, potrebbe avere la forma di uno scambio di asset. La presenza nella compagnia assicurativa triestina resta comunque un «elemento di stabilità e crescita» per i conti della banca, sottoposti per altre componenti alla volatilità dei mercati.
In vista del rinnovo del cda del Leone della prossima primavera, Mediobanca , «soddisfatta del lavoro fatto dal consiglio, dal presidente e dell’ad», intende confermare l’assetto attuale.
L’ad di Piazzetta Cuccia si è detto soddisfatto anche della nomina di Laura Cioli alla guida di Rcs Mediagroup , società di cui Mediobanca è tuttora azionista con il 6,2%. Nagel ha però confermato di voler dismettere la quota del nella casa editrice «sperando di contabilizzare una plusvalenza». In linea con molti dei target del piano, quanto a ricavi e roe, Piazzetta Cuccia si appresta poi ad aprire la pagina del nuovo piano, anche se su questo punto Nagel ha tenuto le carte coperte. «Finiremo l’anno, il terzo, con l’attuale piano. Dobbiamo ancora stabilire il momento più adatto per il nuovo», ha detto agli azionisti, spiegando che la banca deve «investire di più in business che assorbono poco capitale», come quelli del mondo CheBanca! e dell’alternative asset management.
Al termine dell’assemblea, il cda di Mediobanca ha provveduto ad adeguare la composizione dei comitati interni alle nuove disposizioni statutarie approvate dagli azionisti. Come atteso, Nagel va a presiedere il comitato esecutivo al posto del presidente della banca Renato Pagliaro, che in base alle nuove disposizioni non può più avere un ruolo esecutivo. Lo statuto per altro prevede che Pagliaro partecipi alle riunione del comitato esecutivo come «invitato». Cambia anche la composizione del comitato nomine, che ora sarà formato esclusivamente dai consiglieri non esecutivi, in maggioranza indipendenti: Mauro Bini (presidente), Marie Bolloré, Maurizio Costa, Elisabetta Magistretti e Renato Pagliaro. I passi in avanti fatti per rendere la governance più snella e trasparente si sono tradotti anche in una maggiore presenza degli investitori istituzionali al capitale di Mediobanca , con il peso dei fondi raddoppiato rispetto a due anni fa e oggi pari al 40%. Una crescente sintonia con il mercato che da un lato si è riflessa in assemblea nel voto favorevole degli istituzionali alle politiche di remunerazione del management (approvate col 99,9% dei presenti) e dall’altro nel buon responso della borsa ai risultati trimestrali.
A Piazza Affari ieri il titolo Mediobanca ha chiuso la seduta in rialzo dell’1,48% a 9,28 euro. Positivi anche i giudizi degli analisti. Equita, che ha confermato il giudizio buy sul titolo con prezzo obiettivo a 11,3 euro, ha sottolineato in particolare il lavoro fatto sul lato dei costi, cresciuti del 6% a fronte degli investimenti effettuati, ma comunque inferiori alle attese. Un’osservazione fatta propria anche da Citi, che ha però sottolineato la debolezza sul lato dei ricavi, a causa della flessione nelle attività di corporate & investment banking, compensata però dalla buona performance del retail. (riproduzione riservata)