di Angelo De Mattia
Negli interventi svolti ieri per la celebrazione della Giornata mondiale del Risparmio, più che altre volte sono emerse le finalizzazioni della formazione del risparmio. Un risparmio accumulato, non perché non si vede più il domani, nella recessione, ma perché, come i segni di ripresa attestano, cresce un po’ l’ottimismo e si risparmia per una fisiologica esigenza previdenziale.
Per valorizzare il risparmio e destinarlo a impieghi produttivi è necessario che tutte le istituzioni, politiche e sociali, facciano la propria parte, così come devono farla i banchieri, pur dopo una lunga e profonda recessione che ha appesantito il sistema bancario, facendo anche emergere singoli episodi di mala gestio.
Il presidente dell’Acri, Giuseppe Guzzetti, dopo aver comunicato che entro l’anno tutte le Fondazioni di origine bancaria recepiranno nei rispettivi statuti il Protocollo stipulato con il ministero dell’Economia e avere rilevato gli aspetti salienti del sondaggio Acri-Ipsos che, tra l’altro, evidenzia come il tasso di risparmio degli italiani sia tornato a due cifre (11,1%) superiore a quello medio dell’Unione anche se inferiore a quello dell’Eurozona, (12,7%), ha concentrato la parte finale del discorso sul ruolo che le Fondazioni, tenendo conto dell’attuazione del Protocollo, potranno ancora più intensamente svolgere nel campo del disagio sociale, della solidarietà, del terzo settore, del volontariato, dell’autogestione.
Esempi in corso sono lo housing sociale, da tempo, e, di recente, il welfare comunitario. Le fondazioni separate dalle banche partecipate, anche se non affatto assenti da un settore nel quale hanno svolto una funzione di pilastro della stabilità e dell’autonomia e in cui potranno continuare a svolgere la funzione di azionisti simili agli investitori istituzionali alle mutate condizioni, si incamminano per nuovi sentieri quale quello della lotta alla povertà in specie quella infantile.
Antonio Patuelli, presidente dell’Abi, dopo avere ricordato l’exploit nella crescita delle nuove erogazioni di mutui alle famiglie del 92,1% e di nuovi prestiti alle imprese del 16,2, a proposito del bail-in ha richiamato con forza (intelligenti pauca) l’articolo 47 della Costituzione sull’incoraggiamento e la tutela del risparmio. Prima aveva richiesto che, nell’Unione, si assicuri alle nostre banche l’uguaglianza dei punti di partenza nella competizione di mercato e la stabilità delle regole sui requisiti bancari «che non possono cambiare di continuo»; poi ha chiesto che si smentiscano le ipotesi (di stampo soprattutto tedesco) sulla introduzione di un assorbimento patrimoniale per l’investimento in titoli pubblici, fino a proporre, più in generale, il superamento di contraddizioni fra normative fiscali, regole europee e principi contabili internazionali.
Ignazio Visco, nel suo organico discorso, ha preso le mosse dal ritorno alla crescita che, in Italia, si evidenzia con un incremento del pil a ritmi intorno all’1,5% su base annua, per la prima volta dalla crisi dei debiti sovrani. Cresce un certo ottimismo sull’andamento della domanda che incoraggia a investire. Nel 2015 la crescita potrebbe sfiorare l’1%. Vi contribuisce la domanda estera, ma anche quella interna. In questo quadro, i differenziali fra i tassi medi praticati in Italia e nell’area dell’euro sui prestiti alle imprese e sui nuovi mutui a tassi variabili sono scesi di circa 10 punti base.
Il governatore, dopo aver poi affrontato il complesso tema dell’anatocismo a proposito del quale è in corso di predisposizione lo schema di una delibera per il Cicr, è ritornato sulla normativa per il risanamento e la risoluzione delle banche in via di completamento per il recepimento della direttiva Brrd, e ha ricordato come, nel caso del bail-in, i depositi non protetti superiori a 100 mila euro riceveranno un trattamento preferenziale rispetto alle altre passività della banca, per cui è bassa la probabilità che essi siano colpiti in una procedura di risoluzione. È, questa, una parziale attenuazione, anche se resta il fatto che finora, proprio in applicazione del citato art. 47, mai nessun deposito ha perso un centesimo. Non solo «negli anni scorsi», ai quali Visco ha fatto riferimento, sono state gestite dalla Banca d’Italia situazioni di crisi senza che si determinassero perdite per i depositanti, effetti distorsivi nei mercati, danni all’erario o interruzione di servizi essenziali: ciò si è verificato sempre nei lunghi decenni passati, a cominciare dal periodo postbellico, poi nella riorganizzazione bancaria degli anni novanta del Novecento, governatore Antonio Fazio. La soluzione del problema dei crediti deteriorati e dei Fondi di garanzia, le riforme promosse, quella delle Popolari e quella in via di definizione delle Bcc, vengono viste nell’ottica della stabilità, della corretta gestione, del contributo che essi possono dare allo sviluppo.
Vi è poi, da parte di Visco, con riferimento alla vicenda della Popolare di Spoleto , un’orgogliosa rivendicazione, dopo aver premesso il rispetto dell’autorità giudiziaria al di là delle frasi fatte, del ruolo della Vigilanza che opera in modo pienamente legittimo, corretto e accorto, insieme con la preoccupazione della non sufficiente comprensione, all’esterno, del modo in cui la Banca d’Italia agisce pur producendo al riguardo ampi riferimenti e, in specie, l’annuale Relazione al Parlamento. Il governatore non si chiude alla dialettica anche sulla Vigilanza, ma chiede che si tratti di approfondimenti seri da compiere nelle sedi a ciò deputate e non sui mass-media con riflessi scandalistici.
Su questo argomento Visco ha ricevuto l’unanime solidarietà e apprezzamento da parte di tutti i presenti, da ultimo dal ministro Pier Carlo Padoan. In altre epoche, si asseriva che, nel caso di attacchi al governatore, prontamente, per copertura politica, sarebbe dovuto intervenire il ministro del Tesoro. Oggi, con un certo ritardo e dopo l’autorevole presa di posizione di Sergio Mattarella, è intervenuto anche Padoan. Meglio tardi che mai. (riproduzione riservata)