di Stefania Peveraro
Boom di raccolta per il private equity italiano, che nel primo semestre 2015 ha attirato risorse per 1.328 miliardi di euro contro soli 434 milioni del primo semestre 2014 (e 1.348 miliardi in tutto il 2014) con tre fondi (Clessidra, Charme e 21 Investimenti) che hanno convogliato il 90% degli impegni. D’altra parte, ha sottolineato il presidente di Aifi, Innocenzo Cipolletta, in occasione della presentazione dei dati alla stampa, il boom della raccolta non stupisce, se si pensa al mix di «ripresa economica in Italia» e di «mancanza di rendimenti da altri tipi di asset». E sempre sul fronte della raccolta, va sottolineato che gli investitori esteri anche quest’anno sono ben presenti, con quasi 600 milioni investiti in fondi italiani nel semestre, dopo aver già puntato 917 milioni di euro sul nostro Paese l’anno scorso. «Quest’ultimo dato», ha commentato ieri il direttore di Aifi, Anna Gervasoni, «lascia presupporre che a fine anno dovremmo arrivare a quasi a 1 miliardo di capitali provenienti dall’estero», in linea con il 2014, anno in cui, però, aveva influito la raccolta del Fondo strategico italiano, che aveva convogliato capitali dai fondi sovrani. I dati, elaborati per Aifi da Pwc, indicano anche che per i fondi adesso è più facile liquidare le posizioni: i disinvestimenti, infatti, sono stati 99 (da 68 nel primo semestre 2014) per un valore di 1,914 miliardi (contro 886 milioni). Questo, ha commentato Francesco Giordano di Pwc, «va interpretato come un miglioramento dello stato di salute dell’economia, e quindi delle partecipate, che hanno raggiunto valutazioni tali da soddisfare le aspettative di rendimento dei fondi». Sul fronte degli investimenti, infine, è aumentato il numero delle transazioni (168 da 139), mentre è in leggero calo il valore (1,787 miliardi da 1,89 miliardi). Tuttavia il secondo semestre si prospetta particolarmente attivo, con affari importanti in via di definizione. (riproduzione riservata)