di Anna Messia
Ieri era stata la volta di Boston, mentre oggi l’amministratore delegato di Poste Italiane, Francesco Caio, sarà a New York per l’ultima giornata del roadshow americano. Poi resterà un altro giorno e mezzo a disposizione del management, che potrebbe fissare tappe straordinarie prima della chiusura dell’operazione alle 13.30 di giovedì 22. Ormai per l’ipo di Poste Italiane l’obiettivo di una domanda superiore a due volte l’offerta, pari al 38,2% del capitale messo sul mercato dal ministero dell’Economia, è stato ampiamente raggiunto. L’asticella è stata spostata più in alto e, a questo punto, l’obiettivo del governo è quello di incassare una richiesta pari ad almeno tre volte le azioni offerte, visto che le richieste proseguono a ritmo costante. Non solo da parte del pubblico indistinto, cui è riservato almeno il 30% delle azioni, ma anche dagli investitori istituzionali (che avranno fino al 70%). Notizia, quest’ultima, che potrebbe portare a uno spostamento verso la parte alta della forchetta di prezzo, fissata dal Tesoro tra 6 e 7,5 euro per azione. Allo stesso tempo l’azionista, viste le numerose domande di sottoscrizione, sembrerebbe pronto ad aumentare la fetta a disposizione del retail oltre il 30% inizialmente previsto, con l’obiettivo di favorire un azionariato diffuso e stabile (alla luce della bonus share di un’azione ogni 20 per chi manterrà il titolo Poste per almeno un anno). Anche sul fronte istituzionale la preferenza sembra andare a chi guarda a un investimento di medio-lungo periodo. L’operazione di Poste Italiane sarà «un grosso stimolo» anche per il management del gruppo, ha detto ieri il capo della segreteria tecnica del ministero dell’Economia, Fabrizio Pagani. «Le azioni saranno scrutinate tutti i giorni dagli investitori, che stanno anche a Sidney o a San Francisco», ha spiegato, «e questo è un grosso stimolo per il management», aggiungendo che le imprese italiane «sono top class nel mondo ma mancano spesso di governance e di capitali», e i processi di privatizzazione servono «a trasformare imprese di Stato in grandi campioni nazionali, come Eni ed Enel ». Ieri intanto il governo giapponese ha comunicato che il collocamento di Japan Post Bank e Japan Post Insurance, le controllate bancaria e assicurativa di Japan Post, è stato prezzato ai valori massimi delle forchette, rispettivamente a 1.450 e 2.200 yen. La raccolta complessiva dalla vendita dei titoli delle due società sarebbe quindi pari a 5,49 miliardi di euro e il 26 ottobre sarà fissato anche il valore della holding, con un incasso per il governo giapponese di circa 10,6 miliardi. (riproduzione riservata)