di Marcello Bussi
Il primo dato sull’economia tedesca post scandalo Volkswagen è stato disastroso: l’indice Zew sulla fiducia delle imprese tedesche a ottobre è precipitato a 1,9 punti dai 12,1 di settembre. Il dato è peggiore delle previsioni degli analisti, che avevano stimato una flessione attorno ai 6-7 punti. «Lo scandalo Volkswagen e il rallentamento dei mercati emergenti hanno frenato le prospettive economiche per la Germania», ha commentato il presidente dell’istituto di ricerca Zew, Clemens Fuest, puntualizzando però che «l’andamento dell’economia tedesca è ancora buono e l’Eurozona continua a recuperare.
Ciò rende piuttosto improbabile» che la Germania «scivoli in recessione». Lo Zew è un dato sulla fiducia, quindi molto volatile per definizione. Però rivela che le imprese tedesche ritengono che lo scandalo Volkswagen, oltre a colpire la reputazione del colosso automobilistico tedesco, rischia di avere pesanti conseguenze su tutto il made in Germany. Se il buongiorno si vede dal mattino, c’è da aspettarsi dati macro negativi nel futuro prossimo nonostante il ministro dell’Economia tedesco, Sigmar Gabriel, abbia dichiarato che il caso Volkswagen «non avrà effetti duraturi sull’economia tedesca». Proprio ieri il colosso di Wolfsburg ha deciso di ridurre gli investimenti di 1 miliardo all’anno rispetto a quanto previsto finora a causa degli alti costi del Dieselgate.
Il gruppo tedesco ha poi spiegato che il marchio Volkswagen «cambierà strategia» per quanto riguarda i motori diesel con l’adozione «il prima possibile» della tecnologia di riduzione selettiva catalitica sui veicoli diesel in circolazione in Europa e in Nord America. Il futuro di Wolfsburg passa inoltre per l’auto elettrica: Volkswagen è infatti al lavoro su una «architettura elettrica standardizzata» per le automobili e i veicoli commerciali leggeri. Anche la nuova berlina Phaeton verrà lanciata in versione totalmente elettrica. Che la situazione sia preoccupante lo dimostra il nervosismo del ministro delle Finanze, Wolfgang Schaeuble, che si è detto «scontento» del fatto che i tassi siano attualmente così bassi perché pongono problemi sul tema delle pensioni. Schaeuble ha quindi ammesso di «non sapere» se il bilancio federale tedesco rimarrà in equilibrio il prossimo anno a causa della spesa di miliardi di euro, non previsti, per fare fronte a un milione di richiedenti asilo attesi entro la fine dell’anno.
Questi arrivi rappresentano «la sfida più grande rispetto alla maggior parte delle cose che abbiamo fatto negli ultimi 65 anni», ha sottolineato il ministro, riferendo di «un potenziale di rischio incredibile» per le finanze pubbliche. Tuttavia, «possiamo e vogliamo vincere questa sfida», ha rimarcato, facendo eco alle dichiarazioni della cancelliera Angela Merkel.
Viste le prospettive negative dell’economia tedesca, si è tornato a parlare a gran voce di un aumento del Qe della Bce, che giovedì della prossima settimana riunirà il suo Consiglio direttivo a Malta per prendere le decisioni di politica monetaria. Secondo Gilles Moëc, capo economista di BofA Merrill Lynch, potrebbe estendere il Qe nell’incontro del 22 ottobre o nella riunione di dicembre. Ma è più probabile che la mossa verrà decisa a dicembre, mentre la prossima settimana il presidente Mario Draghi potrebbe fare «forti accenni a una profonda revisione del programma di acquisti entro fine anno». Mentre gli economisti di Barclays si aspettano che «la Bce allenti ulteriormente la propria politica monetaria visto l’inasprimento ingiustificato delle condizioni finanziarie e il peggioramento dell’outlook sull’inflazione. Un’estensione del Qe oltre settembre 2016 è probabile, forse già nella riunione di ottobre. L’aumento del ritmo di acquisto mensile è una seconda opzione, che potrebbe essere attuata prima di fine anno, anche se dubitiamo della sua efficienza. Un ulteriore taglio dei tassi sui depositi in territorio negativo non è escluso, anche se non è probabile prima del primo trimestre 2016. Quest’ultima misura sarebbe più efficiente in termini di sostegno all’inflazione». I membri della Bce non sembrano però molto convinti, almeno per il momento, sull’espansione del Qe. Benoit Coeuré, membro del Comitato esecutivo e di solito moderatamente «interventista», ha dichiarato di ritenere prematuro discutere aggiustamenti del programma di acquisti. Della stessa opinione anche Vitas Vasiliauskas della Banca di Lituania e membro votante alla riunione di ottobre. Mentre Yves Mersch, membro dell’esecutivo della Bce, ha detto che l’Istituto rimane pronto a fare di più nel caso in cui il quadro di inflazione dell’area euro dovesse indebolirsi, ma per il momento l’economia sembra ancora solida. (riproduzione riservata)