di Anna Messia
Tante opportunità, ma anche nuovi rischi da affrontare. L’effetto della telematica e l’applicazione dell’Internet of things al settore assicurativo nei prossimi anni cambierà completamente il modo di fare business per le compagnie. Dal comparto auto, alle coperture per la casa, passando per la salute.
Una nuova rivoluzione industriale che è già in iniziata, e che in altri settori, dalle automobili al turismo, è stata dirompente. Ora è il momento delle assicurazioni e le imprese si stanno preparando al cambiamento come emerso nel corso della quattordicesima edizione dell’Insurance Day, organizzato ieri a Milano da MF-Milano Finanza in collaborazione con Accenture, al quale hanno preso parte i protagonisti del settore.
Se da un lato i dati di mercato evidenziano nel 2014 un trend di crescita per il settore assicurativo italiano superiore rispetto ad altri mercati europei (+20% a 143,3 miliardi rispetto a +0,9% del Regno Unito e a 1,8% della Germania), con tassi di sviluppo nel Vita (+30%) da record mondiale, dall’altro le compagnie italiane e l’intero Paese devono fare i conti con un mondo che sta cambiando radicalmente. Un processo evolutivo che è già iniziato e che potrebbe avere effetti benefici sull’intera economia. Secondo il digital density index (ddi) realizzato da Accenture e creato per misurare la densità digitale dei Paesi, l’Italia ha oggi un notevole ritardo rispetto alle altre economie mondiali e una media di circa 20 punti di distacco rispetto alla media dei principali paesi europei.
Ma guardando il rovescio della medaglia, il potenziale di crescita è altissimo: «secondo i nostri calcoli un incremento di 20 punti del digital density index può generare una crescita del prodotto interno lordo italiano di 0,25 punti percentuali, pari a circa 80 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni», ha osservato Daniele Presutti, managing director Accenture, responsabile Insurance per Italia, Europa centrale e Grecia. Per il settore assicurativo, come detto, la rivoluzione è appena iniziata e passa ovviamente anche per l’Italia. Sempre secondo le rilevazioni di Accenture le aziende del settore che quest’anno hanno lanciato prodotti e servizi legati a tecnologie basate sull’Internet of things sono triplicate rispetto al 2014 e il 90% delle 360 imprese assicurative contattate pensa di allearsi con start up di altri settori per acquisire nuove esperienze e competenze. Gli Usa, come al solito, sono pionieri del cambiamento. La compagnia statunitense Metromile ha stipulato per esempio una partnership con Uber per offrire un’assicurazione pay per mile, in cui si paga a secondo dell’effettivo utilizzo della vettura, ma c’è anche il caso della sudafricana Discovery che ha un’offerta «connessa» sia in ambito Vita sia Salute e che di recente si è alleata con Generali per lanciare la piattaforma Vitality anche nei Paesi europei in cui il Leone è presente.
In Italia la polizza che più di altre sta già sfruttando le potenzialità offerte dall’interconnessione Internet e dalle nuove tecnologie è certamente quella auto.
Se nel mondo le polizze auto telematiche raccolgono in totale 7,8 miliardi di premi, con prospettive di arrivare a 20 miliardi nel 2020, in Italia circa il 12% del parco totale auto è già «connesso», con 3,4 milioni di premi raccolti. Nel 2020 si stima di arrivare a un totale 9,7 milioni, che rappresenterebbe una penetrazione decisamente superiore a quella attesa per Regno Unito (7,2 milioni), Francia (3,1 milioni), o Germania (2,7 milioni). Insomma, in questo comparto, potrebbe essere l’Italia ad avere un ruolo da pioniere ma la sfida coinvolge anche altri settori e il cambiamento è iniziato. Ieri il ceo di Allianz Italia, Klaus Peter Roehler, ha ricordato che la compagnia tedesca in Italia già da due anni distribuisce Allianz One, un prodotto modulare e su misura per il cliente nel quale si offrono coperture per l’auto, la casa o la salute, poi c’è Allianz One business, per le imprese e fast quote, che consente di avere un preventivo in tempo reale, con l’inserimento di tre dati. «Si tratta di una copertura assicurative intesa come un prodotto che guarda lo stile di vita», ha aggiunto il numero uno di Allianz Italia, ricordando che in due anni Allianz One ha raggiunto più di 200 mila assicurati
Ma le potenzialità di crescita nel Paese sono enormi se si considera che in Italia la penetrazione assicurativa nel ramo Danni è di un terzo inferiore rispetto alla media europea. In ogni caso, ha puntualizzato Roehler, Allianz continuerà a mettere gli agenti al centro della propria strategia di digitalizzazione e perché nonostante le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie «sono loro ad avere il rapporto diretto con il cliente».
L’evoluzione delle compagnie verso la telematica e la digitalizzazione ha anche l’effetto benefico di rafforzare la relazione con il cliente, ha puntualizzato Valter Trevisan, responsabile dell’assicurazione e della riassicurazione diGenerali . «Il grado di fedeltà nei clienti telematici è del 40% più alto rispetto ai clienti tradizionali» ha dichiarato ricordando che la centralità del cliente e la connettività hanno un ruolo determinante nel piano 2016-2018 annunciato lo scorso maggio a Londra dal ceo Mario Greco. «La telematica è già una realtà nel settore auto», ha detto Trevisan ricordando la recente acquisizione da parte di Generali dell’inglese MyDrive solutions, realizzata con l’obiettivo di sviluppare nuovi servizi. «Si tratta di un’evoluzione positiva per tutti. I clienti riescono ad avere prodotti su misura, che rispondono meglio ai loro bisogni mentre le compagnie riescono a gestire e valutare meglio il rischio, con un calo delle frodi», ha concluso Trevisan ricordando che il settore si sta muovendo rapidamente verso altri comparti, dalla casa alla salute. Come è il caso appunto di Generali che si appresta a lanciare Vitality dopo aver siglato un’alleanza con Discovery, che ha l’obiettivo ambizioso di migliorare lo stile di vita degli assicurati, premiando i comportamenti virtuosi.
L’alta diffusione delle polizze auto telematiche in Italia è evidente anche nei numeri di Unipol Sai, compagnia leader nell’Rc Auto. «Il 20% del nostro portafoglio è già dotato di scatola nera», ha dichiarato Carlo Cimbri, amministratore delegato di Unipol Sai, «e stiamo continuando a svilupparlo con grande intensità». Le nuove sfide che si presentano all’orizzonte passano però per l’elaborazione dei dati che vengono forniti dagli strumenti tecnologici oltre che dall’estensione delle polizze telematiche a nuovi rami. «Siamo pronti a lanciare una scatola nera per la casa», ha annunciato ieri il numero uno del gruppo, «che possa contribuire a ridurre per esempio il rischio di incendi o di allagamenti e poi penseremo al settore della salute». In questo processo «non possiamo essere passivi ma dobbiamo «aumentare la cultura e gli strumenti per la prevenzione».
Parlando di innovazione digitale anche l’amministratore delegato di Aviva Italia, Patrick Dixneuf, ha ricordato che «non esiste solo l’auto», aggiungendo che l’attuale diminuzione dei prezzi auto ha ampliato la disponibilità economica delle famiglie, che potrebbero aumentare le coperture per la casa e per la famiglia. «È il momento di cogliere questa opportunità e l’Internet of Things rappresenta una leva molto promettente», ha dichiarato Dixneuf, sottolineando però allo stesso tempo tre trappole che si presentano sulla strada della crescita. «Nessuno può obbligare il cliente a scegliere un canale rispetto a un altro e ancor meno a utilizzare tecnologie diverse da quelle che ha già scelte, altrimenti si rivolgerà ad un’altra compagnia», ha spiegato. Insomma dovranno essere le imprese ad attuarsi alle richieste e alle esigenze dei clienti, e non viceversa. «Non dovremo aver paura di un approccio aperto per espandere il nostro business», ha continuato aggiungendo poi che essere digitali non significa obbligatoriamente essere diretti, ma piuttosto «offrire un supporto digitale quando può essere utile, per la vendita, ma anche per i servizi amministrativi e di post vendita, o per i sinistri».
Tutti gli assicuratori presenti ieri all’Insurance Day sembrano insomma convinti che gli agenti e le reti di vendita continueranno ad avere un ruolo centrale anche nell’assicurazione del domani, nonostante le enormi potenzialità offerte dalla telematica. Come anche le filiali bancarie che collocano prodotti delle assicurazioni. «La relazione di fiducia con il cliente è l’asset strategico del nostro settore», ha puntualizzato Nicola Maria Fioravanti, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo Vita prima compagnia italiana nel settore Vita. «All’interno del nostro gruppo è la banca che crea il rapporto di fiducia con l’assicurato e la compagnia ha il compito di offrire sicurezza», ha aggiunto spiegando che, per questo motivo, la compagnia ha rivisto i processi per adattare l’offerta alle esigenze emerse dalle reti di vendita e dai clienti. «Siamo molto attenti al cambiamento e lo sviluppo della digitalizzazione ci consente di raggiungere il cliente ovunque ma la banca rappresenta l’assetto più importante», ha aggiunto Fioravanti, e del resto anche la banca beneficia dei risultati della compagnia. Intesa Sanpaolo Vita ha una quota del 20% del mercato Vita e ha contribuito all’utile netto di gruppo con un apporto di 400 milioni rispetto a un totale di 2 miliardi.
Quel che è evidente è che i modelli di business sono in discussione, ha dichiarato Gionata Tedeschi, managing director responsabile di Accenture Strategy Digital e Insurance per Italia, Europa Centrale e Grecia, e le compagnie si devono preparare a sistemi aperti, in cui i dati vengono dal mondo esterno. «Per operare in un ecosistema più ampio e valorizzare la collaborazione con i partner le compagnia non dovranno solo condividere i dati ma anche gli stessi clienti con operatori di altri comparti», ha concluso Tedeschi. (riproduzione riservata)