di Luciano Mondellini
Lo scandalo sulle emissioni truccate avrà pesanti conseguenze per Volkswagen e forse anche per i suoi lavoratori. Ieri la casa automobilistica tedesca ha reso noto che bloccherà tutti gli investimenti non indispensabili in attesa di quantificare le conseguenze economiche del Dieselgate.
Lo ha dichiarato il nuovo amministratore delegato Matthias Mueller, rivolgendosi ai 20 mila dipendenti del quartier generale di Wolfsburg. «Soluzioni tecniche ai problemi sono in vista ma le conseguenze aziendali e finanziarie non sono chiare», ha affermato Mueller, «pertanto stiamo ponendo sotto revisione tutti gli investimenti pianificati. Ciò di cui non c’è necessità urgente verrà tagliato o ritardato, in seguito regoleremo il nostro piano di efficienza». In questo senso sarà interessante capire se Wolfsburg manterrà o meno l’obiettivo strategico sbandierato negli ultimi periodi ovvero quello di diventare il maggior produttore automobilistico mondiale entro il 2018, davanti a Toyota e General Motors. Mueller inoltre ha aggiunto una frase che certo non sarà stata gradita dai lavoratori presenti: «Sarò molto chiaro: non sarà indolore», ha detto. Il capo del consiglio di fabbrica, Bernd Osterloh, che siede nel consiglio di sorveglianza di Wolfsburg, ha però cercato di tranquillizzare gli operai spiegando che «al momento non ci sono ancora conseguenze per i posti di lavoro. E questo vale sia per il personale assunto sia i lavoratori interinali. Anzi, c’è la ferma intenzione di fare di tutto per salvaguardare l’occupazione». Ma va segnalato che Osterloh ha anche detto: «Usciremo dallo scandalo solo attraverso un percorso doloroso». Quel che è certo, come ha spiegato ieri Mueller, è che i 6,5 miliardi di euro accantonati «non saranno abbastanza» per pagare le multe e i risarcimenti legati al Dieselgate.
Oggi intanto il tribunale di Braunschweig (in rappresentanza del Land della Bassa Sassonia, che è il secondo socio di Volkswagen dopo la Porsche Automobil Holding delle famiglie Porsche e Piech) dovrebbe nominare Hans Poetsch a capo del consiglio di sorveglianza di Volkswagen; l’incarico nel recente passato era affidato a Ferdinand Piech (per anni nume tutelare della casa automobilistica nonché nipote del fondatore Ferdinand Porsche), che la scorsa primavera è uscito sconfitto dalla guerra interna con l’allora ceo Martin Winterkorn, dimessosi nelle settimane scorse in seguito al Dieselgate. Secondo alcuni osservatori, tra cui il Wall Street Journal che ieri ha dedicato un lungo articolo alla questione Volkswagen, sia Poetsch sia il nuovo ceo Mueller (che nei piani di Piech avrebbe dovuto sostituire Winterkorn già in primavera) hanno stretti rapporti con Piech. I cambiamenti al vertice di Volkswagen hanno così rafforzato Piech e non sembra quindi da escludere un suo ritorno operativo ai vertici del gigante automobilistico tedesco.
Da segnalare infine che ieri in borsa a Francoforte il titolo Volkswagen ha terminato le contrattazioni in rialzo del 3,82% a quota 97,09 euro per azione. (riproduzione riservata)