di Paola Valentini
Compass diventa banca. Da oggi la società di credito al consumo di Mediobanca (che insieme a Chebanca costituisce il polo retail del Gruppo di Piazzetta Cuccia) si chiamerà Compass Banca. Nell’esercizio 2014-15 (bilancio al 30 giugno 2015) Compass ha realizzato un utile di 94 milioni, il doppio rispetto all’anno precedente, con ricavi in crescita del 9,3% (da 769,8 a 841,3 milioni).
Secondo la classifica Assofin, che prende in considerazione il periodo da gennaio a giugno 2015, Compass si posiziona al primo posto per l’offerta di servizi di prestito personale, con un erogato di 1,67 miliardi, mentre nel complesso (quindi considerando anche il credito al consumo per l’acquisto di specifici beni) la società è seconda con circa 3 miliardi di erogato. «La crescita che Compass continua a registrare, pari al 9% nel corso dei primi sei mesi dell’anno, è l’ennesima conferma del lavoro svolto al servizio dei clienti, in particolare nel campo dei prestiti personali», commenta Francesco Caso, direttore generale di Compass Banca, «e coincide con un passaggio cruciale nell’evoluzione del nostro modello di business, ovvero il passaggio a banca. Il cambiamento ci permetterà di proseguire nella nostra crescita garantendo l’affidabilità e la solidità che da sempre contraddistinguono la nostra azienda».
La storia di Compass prende il via nel 1960, con l’attività del credito al consumo. A partire dagli anni 90 la società registra un’espansione, con l’avvio (nel 1998) delle carte di credito retail. Nel 2012 Compass lancia CompassAssicura, l’iniziativa dedicata alle assicurazioni sulla casa nata dalla partnership con Europ Assistance Italia. Nel 2013 la società diventa Istituto di Moneta Elettronica (Imel) e ora è la volta di Compass Banca. «Con la trasformazione in istituto di moneta elettronica avevamo praticamente effettuato l’80% dei passi per avere la licenza bancaria e quindi la trasformazione in banca rappresenta una naturale evoluzione di questo processo. Saremo vigilati dalla Bce e questo darà maggiore tranquillità ai partner bancari che distribuiscono i nostri prestiti», prosegue Caso.
A livello di settore, il manager conferma la ripresa dei consumi e della fiducia delle famiglie italiane dopo anni di crisi. «Nel 2015, per la prima volta dal 2007, rileviamo tra i privati una crescita della propensione all’indebitamento», dice Caso. La ripartenza del settore dei finanziamenti alle famiglie ha avuto avvio dal settore dell’auto nei mesi scorsi e di recente si è estesa ai prestiti non finalizzati all’acquisto di beni, i cosiddetti prestiti personali che per Compass contano più della metà dell’erogato.
E ora il gruppo Compass ha in serbo ulteriori novità. «Puntiamo all’ingresso nel settore delle polizze Rc auto», afferma Caso. La strategia prevede un espansione graduale del business. «Inizieremo a proporre polizze Rc auto in una trentina di nostre filiali, sulle 164 di cui disponiamo sul territorio nazionale», sottolinea Caso. «Già vendiamo coperture legate ai finanziamenti e a protezione della casa e quindi vediamo sinergie tra le polizze Rc auto e le altre che commercializziamo». Inizialmente Compass agirà da broker offrendo polizze auto di compagnie terze, ma poi «non nascondiamo che il nostro obiettivo è quello di diventare anche fabbrica prodotto», conclude Caso.
Compass, oltre alla propria rete di filiale, ha accordi di distribuzione con 50 banche per un totale di 7 mila sportelli che collocano principalmente prestiti personali (compresa la cessione del quinto dello stipendio), oltre all’intesa con il BancoPosta sempre per i prestiti personali. Sul fronte dei tassi di interesse, ovvero del costo che il cliente paga per ottenere i capitali richiesti, Caso sottolinea; «Il tasso va confrontato non tanto al costo del denaro ma alla rischiosità del cliente». (riproduzione riservata)