di Fancesca Vercesi
Dopo la delibera sulla fusione da parte dei cda di Banca Mediolanum e di Mediolanum spa, avvenuta il 25 maggio scorso, il prossimo 28 dicembre dovrebbe sbarcare a Piazza Affari Banca Mediolanum spa al posto della holding (concambio 1 a 1). Il 29 settembre si riunirà l’assemblea straordinaria per l’approvazione dell’operazione.
Si tratta di una fusione inversa:Mediolanum confluirà nella controllata Banca Mediolanum , che manterrà in continuità tutti i rapporti giuridici in essere. La società avrà il 100% dei business bancario, assicurativo e di asset management, il 50% di Banca Esperia e il 3,4% diMediobanca . «L’operazione sarà all’insegna della semplificazione e della razionalizzazione organizzativa», ha spiegato ieri Massimo Doris, amministratore delegato e direttore generale di BancaMediolanum , durante la presentazione dei conti semestrali. «Per il cliente non cambierà nulla né ci saranno cambiamenti a livello di governance o di assetto proprietario. Aumenteranno efficienza, redditività e i costi saranno minori, grazie per esempio al fatto che avremo un solo cda e un solo bilancio da sottoporre ai revisori». Quanto alle cariche, «queste dovranno essere votate in consiglio e in assemblea, ma è molto probabile che restino le stesse». In altre parole, Massimo Doris resterà ad e il padre Ennio il presidente.
In tema di diritto di recesso, possibile dal 5 al 20 ottobre, «abbiamo stimato 100 milioni di euro per acquistare eventuali quote degli azionisti che chiederanno il recesso, ma non ci aspettiamo che accada. In ogni caso, il buon affare lo faremmo noi ricomprandoci le azioni».
Poi c’è il nodo Fininvest, che possiede il 35% del gruppo. Nell’ottobre 2014 infatti Bankitalia e Ivass hanno disposto la dismissione della partecipazione eccedente il 9,9% detenuta indirettamente in Mediolanum dall’ex premier Silvio Berlusconi per la perdita dei requisiti di onorabilità previsti dalla legge dopo la condanna per frode fiscale. La vendita dovrà essere effettuata entro 30 mesi dalla costituzione del trust. «Il Consiglio di Stato ha rimandato la riunione per decidere in materia al 14 gennaio 2016», ha detto in proposito Massimo Doris. «Potrebbe essere che mio padre Ennio ne acquisti un 3-4%, ma il grosso andrà in mano a investitori istituzionali che stanno manifestando interesse. Che succeda ora o tra due anni per noi non cambia. Fininvest è stato sempre il socio finanziario, ma la società è sempre stata gestita la famiglia Doris».
Intanto il gruppo Mediolanum ha chiuso il primo semestre con conti positivi: le commissioni di gestione sono aumentate del 27% rispetto a metà 2014, l’utile del 38% a 227 milioni e le masse gestite e amministrate del 14% per 69,84 miliardi. Il Common Equity Tier 1 Ratio è al 18,5%. Perché mantenerlo così alto? «Preferisco essere al di sopra dei minimi regolamentari piuttosto che il contrario, inoltre pare che i minimi saranno rivisti al rialzo», ha risposto Doris. «Inoltre, considerando che il bail in entrerà in vigore a gennaio 2016, è bene avere un Tier 1 alto per acquisire o mantenere la clientela». Quanto alle voci strettamente bancarie del gruppo, gli indicatori sono tutti in crescita: +16% i mutui residenziali, +33% prestiti e finanziamenti, +6% le aperture di fido in conto corrente. «Vogliamo occuparci di gestire gli investimenti ma anche continuare nell’offerta dei servizi bancari», ha proseguito l’amministratore delegato. «Il modello che abbiamo, senza filiali, sta funzionando bene».
Il gruppo, intanto, prosegue nella politica di investimento sulla tecnologia, tanto che ha aumentato di oltre 100 milioni di euro la spesa su progetti riguardanti app, digitalizzazione dei processi e supporti operativi. Infine, in merito all’ipotesi di cessione di Banca Esperia, «non abbiamo un accordo sul prezzo a cui cedere la quota a Mediobanca , dunque abbiamo messo da parte l’operazione», ha dichiarato Doris. «Se arrivasse un terzo interessato o dovessimo trovare un accordo con Mediobanca , allora la partita si potrebbe riaprire». Intanto la politica di remunerazione dei soci non cambierà: «Continueremo a distribuire il 60% degli utili tramite dividendi». Mentre sullea questione delle commissioni di performance, «aspettiamo la nuova regolamentazione Esma, attesa per il prossimo marzo, e poi magari cambieremo il modus operandi. Sta di fatto che il rendimento medio dei fondi per il cliente sui cinque anni è il 32,39%». (riproduzione riservata)