di Anna Messia
I dettagli restano da definire, ma l’intenzione è evitare che l’avvio del nuovo albo dei promotori finanziari, destinato a trasformarsi nell’albo dei consulenti e ad assumere la vigilanza, richieda spese aggiuntive agli iscritti che già oggi versano contributi sia a Consob, per la vigilanza, sia all’Apf, per la tenuta dell’albo. La questione sembra chiara ai senatori e ai deputati che stanno approvando la riforma del settore. Da una parte la commissione Finanze del Senato a inizio agosto ha approvato l’emendamento della relatrice Lucrezia Ricchiuti (Pd) al ddl per la riorganizzazione dell’attività di consulenza finanziaria. Dall’altra parte il governo con l’articolo 9 della legge di delegazione europea 2014, pubblicato in Gazzetta Ufficiale a Ferragosto, prevede di apportare modifiche alla legge sul risparmio per assegnare «a un unico organismo, sottoposto alla vigilanza della Consob, la tenuta dell’albo e i poteri di vigilanza e sanzionatori». Come risolvere la questione economica? La strada sembra tracciata in due ordini del giorno accolti dal governo prima della pausa estiva, a firma Marco Di Maio (Pd) e Alberto Giorgetti (Ncd), in cui si chiarisce che «il gettito contributivo che la Consob determinerà sarà correlato alle spese da sostenere in relazione all’attività di vigilanza che l’organismo per la tenuta dell’albo dei consulenti effettuerà, considerando che l’invarianza di gettito sarà comunque assicurata anche dalle minori spese che Consob sosterrà con il nuovo assetto». (riproduzione riservata)