L’aliquota Iva più alta in assoluto fra i cinque grandi paesi europei, la detrazione ammessa più bassa, nonché la minore deducibilità a livello di imposte dirette penalizzano in assoluto l’acquisto e la gestione di auto da parte di aziende e professionisti italiani. Ma le «buone» notizie per gli automobilisti (in questo caso aziende, professionisti o privati cittadini) del Belpaese non finiscono qui. In tema di accise sui carburanti, uno studio della Commissione europea riferito al 2015 evidenzia che fra i 28 Paesi Ue, l’accisa sul gasolio imposta in Italia è inferiore solo a quella del Regno Unito mentre in tema di benzina solo gli olandesi versano all’erario un accisa più elevata degli utenti italiani.
Imposte dirette. La deducibilità Irpef ristretta al 20% dell’imponibile costituisce in assoluto la limitazione più riduttiva fra i grandi paesi europei. Tale limite va peraltro letto alla luce del tetto max pari a 18.076 di euro, che delimita di fatto per qualsiasi auto a soli 3.615 euro il costo complessivo concretamente deducibile (in pratica 903,8 euro ognuno dei quattro anni di ammortamento). Il limite del 20% si riflette anche sulla deducibilità dei costi di gestione e in particolare sui costi dei carburanti. Tale limitazione percentuale (si veda la tabella sottostante) non esiste in nessuno dei grandi stati europei.
Iva. Al fine di semplificare gli obblighi in materia di Iva e di combattere l’evasione, l’Italia ha chiesto e ottenuto dal Consiglio Ue una deroga individuale che consente di continuare a limitare forfettariamente il diritto alla detrazione dell’Iva auto fino al 2016.
Attraverso la pubblicazione della decisione 2013/679/Ue in Guue del 27 novembre 2013, il Consiglio Ue ha consentito all’Italia di continuare a limitare, fino al 2016, al 40% la detrazione Iva per l’auto aziendale in deroga al principio generale che ne prevede la detrazione integrale, in caso di utilizzo per finalità esclusivamente aziendali. Tale limitazione è prerogativa esclusiva dell’Italia fra i grandi stati Europei (Germania, Francia, Regno Unito, Spagna) ove la detraibilità fiscale dell’Iva sulle auto aziendali è ordinariamente del 100%.
Le differenze sulle aliquote Iva. Tutto ciò senza considerare (come si può notare nella tabella in pagina) che fra i cinque grandi paesi europei l’aliquota Iva italiana è in assoluto la più alta.
Rispetto al 22%, pagato da ogni acquirente di un’automobile nel nostro paese, si registra un’aliquota Iva al 21% in Spagna, al 20% di Francia e Regno Unito, fino ad addirittura il 19% della Germania. Questo significa che al netto dell’Iva il costo dell’auto che si può comprare spendendo (Iva compresa) 30 mila euro è di 25.210 euro in Germania e di 24.590 euro in Italia in quanto nella prima l’Iva inciderà per 4.790, mentre in Italia per 5.410 euro.
In altri termini, comprando un’auto in Germania e investendo 30 mila euro si otterrà un auto del valore di oltre 600 euro in più rispetto a quello di un’auto acquistata in Italia. A ciò si aggiunga che in Germania (così come nel Regno Unito) non sono dovute tasse di immatricolazione (Ipt) (in media da 300 a 500 euro per auto di media cilindrata auto nel nostro paese in relazione alla provincia e alla potenza in KW) differenziando ulteriormente rispetto all’Italia il «costo industriale» da quello d’acquisto dell’auto.
Le accise sui carburanti. L’impietoso «confronto europeo» non migliora se si passa dalle spese di acquisto del mezzo (Iva, deducibilità ammortamenti, ipt ) alle spese di gestione (accise sui carburanti, deducibilità costi limitata al 20%.
Anche qui l’Italia è sempre rigorosamente sul podio delle imposizioni. Come si può vedere in tabella per ogni litro di benzina, nel nostro paese si pagano 0,728 euro (solo i Paesi Bassi in questo campo ci superano con 0,766 centesimi), contro gli 0,674 cent della Gran Bretagna, i 0,670 della Germania gli 0,624 della Francia e addirittura gli 0,425 della Spagna.
La situazione non cambia per l’imposizione sul Diesel. Qui il primato europeo è inglese, ma l’Italia non si è fatta sfuggire la «medaglia d’argento».
Mercato dell’auto: vendute in Italia circa 1 milione di auto in meno. Il mercato auto in Italia ha conosciuto dopo molti anni di segni negativi (dal 2008 al 2013 la discesa delle vendite è stata pesantissima per arrivare al picco negativo del 2013 con 1.303.000 auto vendute) una leggerissima ripresa nel 2014 (+ 4,2% rispetto al 2013).
Tale ripresa si sta consolidando nel primo semestre 2015 (15,2% di incremento sul 2014). Siamo tuttavia lontanissimi rispetto a mercati per dimensione similari al nostro (Francia ed in particolare Inghilterra) e soprattutto dalle vendite del periodo pre-crisi dove in Italia si vendevano oltre 2 milioni di auto all’anno (2.493.000 auto nel 2007; 2.161.000 nel 2008).
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