La Cina ha svalutato di nuovo lo yuan dell’1,62% dopo una prima operazione avvenuta martedì (-1,9%). La banca centrale di Pechino ha fissato il nuovo tasso di cambio a 6,3306 contro il dollaro e ha definito queste mosse una tantum, nel quadro di un nuovo sistema di gestione dei cambi che dovrà fare maggiore riferimento al mercato. «Attualmente», ha spiegato l’istituto, «non ci sono le basi per un sostenuto trend di deprezzamento».
Tuttavia i mercati non hanno gradito una decisione che, di fatto, mira a sostenere l’export cinese, e temono l’avvio di una guerra valutaria. Lo yuan in due giorni ha perso il 3,5% del suo valore in Cina e circa il 4,8% sui mercati globali. A risentirne ieri sono state la rupia indonesiana e il ringgit malese, ai minimi da 17 anni, mentre il dollaro australiano e quello neozelandese sono piombati ai minimi da sei anni.
Eppure il Fondo monetario internazionale considera il nuovo meccanismo, deciso dalla Cina per fissare le oscillazioni giornaliere dello yuan, come «un passo che appare positivo» perché consentirà ai mercati di avere un maggiore ruolo nel determinare i tassi di cambio. «Riteniamo», ha dichiarato un portavoce del Fmi, «che la Cina possa raggiungere un tasso di cambio effettivamente fluttuante sui mercati entro due o tre anni».
A gettare acqua sul fuoco è intervenuta anche Standard and Poor’s, secondo cui la mossa a sorpresa della Cina «è economicamente sensata e non è l’inizio di una guerra valutaria o un tentativo di far ripartire la crescita». S&P interpreta la mossa cinese come una «correzione tecnica volta a migliorare il funzionamento del mercato».
Intanto sono forti nel paese asiatico le pressioni politiche sulla banca centrale per svalutare ancora la moneta. Secondo fonti vicine ai circoli governativi, la spinta sarebbe verso svalutazioni graduali, che evitino fughe di capitali e non disincentivino l’utilizzo dello yuan nelle transazioni internazionali. Gli esperti cinesi ritengono che il deprezzamento, per risultare efficace, dovrebbe essere intorno al 10%. Il ministero del commercio ha ufficialmente apprezzato la svalutazione e le fonti assicurano che nel dicastero si è brindato per la decisione della banca centrale di abbandonare la politica dello yuan forte. La valuta si era apprezzata in 12 mesi del 14%.
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