Aliquota contributiva a carico del giornalista in salita dello 0,50%, a partire dal primo gennaio 2016, così come aumenterà dello 0,53%, sempre dall’inizio dell’anno prossimo, la quota che grava sull’azienda. Dal 1° gennaio 2017 diventerà invece «strutturale» la misura dell’1% a carico dei datori di lavoro, destinata al sostegno della cassa integrazione, la cui scadenza era fissata al 31 dicembre 2016.
E, ancora: cambiano i requisiti per l’accesso alla pensione di vecchiaia. Dal 2016 gli uomini dovranno avere 66 anni, le donne raggiungeranno lo stesso parametro più tardi, con gradualità, nel 2020. Il Consiglio d’amministrazione dell’Inpgi, l’Istituto previdenziale dei giornalisti, ha approvato ieri la riforma «inevitabile», come l’ha definita il presidente Andrea Camporese, nel rispetto della legge e per «la tutela stessa degli interessi degli iscritti». L’obiettivo è mettere in sicurezza i conti dell’ente. L’aggravarsi dello stato di crisi del settore dell’editoria, con la conseguente perdita dei rapporti di lavoro e il sempre più massiccio ricorso agli ammortizzatori sociali ha fatto registrare una grave sofferenza della gestione previdenziale della Cassa, secondo lo stesso Istituto previdenziale. Adesso, il testo dovrà ricevere il via libera dei ministeri vigilanti per entrare in vigore (quelli del lavoro e dell’economia).
L’Inpgi ha quindi elevato le aliquote, ma ha pure introdotto un contributo di solidarietà per i giornalisti in pensione, «per cinque anni a partire dalla data di approvazione della delibera». Le pensioni sono suddivise, per importi, in tre fasce «con percentuali crescenti e garantendo, in ogni caso, l’erogazione del trattamento minimo Inps (oggi pari a circa 6.000 euro lordi annui)». Pertanto, da 0 a 30.000 euro il contributo di solidarietà sarà dello 0,50%, da 30.001,00 a 60.000 dell’1%, mentre per chi percepisce una prestazione da 60.001,00 a 91.251,15 il prelievo sarà dell’1,5%. Viene prorogato, invece, il contributo di solidarietà per le fasce più elevate (in vigore per effetto dell’art. 1, comma 486, della legge 147/2013, ndr). Sarà del 6% per chi incassa da 91.251,16 a 130.358,80 euro, del 12% per chi si colloca fra i 130.358,81 e i 195.538,20, del 18% per chi oltrepassa l’importo di 195.538,20.
La riforma dell’Inpgi comprende anche l’indennità di disoccupazione, poiché è stata fissata la riduzione dell’assegno «a partire dal 7° mese fino a un massimo del 50%», in modo che l’indennità sarà intera al 100% per i primi 180 giorni, poi verrà abbassata del 5% mensile dal 181° al 450° giorno, fino ad arrivare al taglio del 50% dal 451° giorno al 720° giorno (dal 16° mese al 24° mese).
Con l’obiettivo, infine, di «assicurare sostenibilità e adeguatezza» al sistema, è stata decisa «la distribuzione dei sacrifici», nonché «la garanzia di transizione attraverso le clausole di salvaguardia», ossia criteri di ammissione alla pensione di vecchiaia basati su requisiti ordinari (uomini con 65 anni di età e donne con 62) e alla pensione di anzianità (con 62 anni di età e 35 anni di contribuzione) e altri parametri per riuscire a ottenere la prestazione di anzianità con i requisiti ridotti (almeno 57 anni di età e 35 anni di contributi) per giornalisti in difficoltà, che abbiano cessato il rapporto di lavoro o siano stati messi in mobilità o ancora il cui legame venga risolto grazie ad «accordi collettivi di incentivo all’esodo stipulati dalle organizzazioni più rappresentative (Fnsi o Associazioni stampa)».
Sul sito www.inpgi.it l’Istituto pubblica i dettagli della manovra varata, compreso il via libera a sgravi per assumere giornalisti a tempo indeterminato, recependo così la legge di stabilità 2015.
Riproduzione riservata