Politici locali in una botte di ferro. Oltre all’assicurazione contro i rischi derivanti dall’esercizio del loro mandato, già prevista dal Testo unico e a carico dei comuni, per gli amministratori locali (sindaci, assessori, consiglieri) è previsto anche il rimborso delle spese giudiziarie nel caso vengano coinvolti in processi legati all’esercizio delle loro funzioni.
Il rimborso sarà ammissibile se non vi sono conflitti di interesse con l’ente, se il processo si è concluso con l’assoluzione, se i giudici hanno emanato un provvedimento di archiviazione e se non c’è stato dolo o colpa grave nella condotta.
La novità è contenuta in un emendamento al decreto legge sugli enti locali approvato giovedì notte in commissione bilancio del senato. Dopo una lunga seduta notturna, la quinta commissione ha concluso i lavori e conferito il mandato alle relatrici, Federica Chiavaroli (Ap) e Magda Zanoni (Pd) a riferire all’assemblea dove il decreto approderà lunedì pomeriggio.
Per i sindaci arriva un’importante novità in tema di cause di ineleggibilità. Potranno candidarsi ed essere eletti in un comune, i primi cittadini già in carica in un altro ente se i due municipi vanno alle urne contestualmente.
In materia di finanza locale, il decreto, così come uscito dalla commissione bilancio, premia le grandi città (Milano e Torino riceveranno rispettivamente 60 e 20 milioni di euro per far fronte a «specifiche e straordinarie esigenze finanziarie»), ma non dà ai centri medio-piccoli le risposte che si attendevano. I comuni virtuosi, penalizzati dal riparto del Fondo di solidarietà 2015 che avrebbe dovuto premiare gli enti efficienti nella riscossione dei tributi e nell’erogazione dei servizi ai cittadini e che invece ha finito per rivelarsi un boomerang (si veda ItaliaOggi del 10 luglio) avranno solo 29 milioni per mitigare le sperequazioni generate dal nuovo meccanismo di riparto del Fondo di solidarietà che quest’anno è stato attribuito per il 20% sulla base della capacità fiscale e dei fabbisogni standard, generando però lungo lo Stivale conseguenze imprevedibili: 1.979 comuni riceveranno risorse inferiori al versato, mentre 767 amministrazioni non beccheranno nemmeno un euro, pur contribuendo ad alimentare il Fondo con la propria quota del 38% dell’Imu.
Per questi municipi, per lo più collocati nella classe demografica fino a 60 mila abitanti, sono in arrivo solo 29 milioni (invece che 50, come originariamente previsto) che dovranno servire a ridurre l’incidenza negativa del riparto nelle amministrazioni che hanno subìto un taglio di risorse superiore all’1,3%. I fondi saranno distribuiti con decreto del ministero dell’interno, da emanarsi di concerto con il Mef, entro il 15 settembre 2015.
Il decreto legge è, al contrario, molto ricco con le regioni. La Sicilia si porterà a casa 200 milioni (che saliranno a 500 grazie al riaccertamento straordinario dei residui) quale riconoscimento delle mancate entrate Irpef riscosse dallo stato anziché dalla regione. Centoventi milioni prenderanno la direzione della Valle d’Aosta per coprire le spese legate al contratto di servizio con Trenitalia. Il Lazio incasserà 33,5 milioni per il Giubileo 2015-2016, per il quale viene confermato il contributo volontario di 50 euro a carico dei pellegrini che vorranno usufruire del Servizio sanitario nazionale. Vengono inoltre stanziati 420 milioni per le regioni a statuto speciale e le province autonome che saranno ricompensate della perdita del gettito Irap a seguito del taglio stabilito dalla legge di stabilità 2015.
Soluzione-ponte per gli incaricati dell’Agenzia delle entrate. La commissione bilancio ha approvato l’emendamento del governo (si veda ItaliaOggi del 21 luglio) che disegna una soluzione ponte per risolvere la grana degli incarichi dirigenziali conferiti ai funzionari delle agenzie fiscali senza concorso e dichiarati illegittimi dalla sentenza della Corte costituzionale n. 37/2015. La soluzione escogitata dal governo dà il via libera a 578 incarichi per l’Agenzia delle entrate e a 117 per Dogane e Monopoli. Queste nuove posizioni organizzative saranno remunerate mediamente con l’85% del trattamento economico dirigenziale in attesa che vengano banditi i concorsi da espletare entro il 31 dicembre 2016.
Alienazione immobiliari più convenienti per tutti. Tutti gli enti locali, e non solo i comuni, potranno destinare il 10% dei proventi derivanti dalla dismissione del proprio patrimonio immobiliare per l’estinzione anticipata dei mutui. Tale quota non sarà quindi più destinata al Fondo di ammortamento dei titoli di stato come in origine previsto dal cosiddetto «decreto del Fare» (art. 56-bis, comma 11 del dl n. 69/2013). L’emendamento approvato dal senato è quantomai tempestivo, visto che, proprio ieri, la norma è stata dichiarata illegittima dalla Corte costituzionale con sentenza n. 189/2015. Per la Consulta si è trattato di «una indebita appropriazione da parte dello stato di risorse appartenenti agli enti territoriali in quanto realizzate attraverso la dismissione di beni di loro proprietà».
Le regioni inadempienti alla Delrio risarciscono le province. Dovranno versare alle province i costi sostenuti per l’esercizio delle funzioni non fondamentali, le regioni inadempienti all’obbligo di legiferare sul trasferimento delle funzioni ai sensi della legge Delrio. La nuova dead line è il 31 ottobre (leggermente ritoccata ad opera di un subemendamento del senatore Giorgio Santini). Chi non rispetterà il termine dovrà risarcire le province entro il 30 novembre.