di Anna Messia
Non è ancora sicuro se Sace cambierà nome o se manterrà l’attuale brand. Ma a quanto risulta a MF-Milano Finanza, sono state intanto contattate società specializzate nella valutazione e nella gestione del marchio delle aziende, come Futurebrand, Interbrand e Landor. Quel che è certo, intanto, è che la società controllata dalla Cassa Depositi e Prestiti, vuole prepararsi al meglio alle sfide che le si presenteranno nei prossimi mesi, contenute nel piano messo a punto dai consulenti di Boston Consulting, con la supervisione di Andrea Guerra, consigliere del premier, e del viceministro allo sviluppo, Carlo Calenda.
Un piano che prevede il potenziamento della società guidata da Alessandro Castellano per consentirle di rafforzare il ruolo di supporto all’export italiano. All’attività di assicuratore del credito dovrebbe così affiancarsi quella di erogazione diretta, consentendo a Sace anche di finanziare direttamente le imprese con un sistema di export banca, come avviene da tempo già in Francia o Germania. Un’iniziativa che il governo avrebbe voluto realizzare da tempo ma che non è mai piaciuta al presidente e all’ad di Cdp, Franco Bassanini e Giovanni Gorno Tempini. Oltre a questo, in ballo c’è anche l’avvio di maggiori sinergie con Simest, l’altra partecipata di Cdp specializzata invece negli interventi in equity. L’unione delle tre attività consentirebbe a Sace di disporre di tutti gli strumenti necessari a rilanciare l’export italiano.
In queste settimane Castellano e i suoi manager continuano a lavorare alacremente per affinare il nuovo piano industriale e per farsi trovare pronti all’implementazione non appena si insedierà il nuovo vertice di Cdp. L’arrivo di Claudio Costamagna alla presidenza della Cassa e di Fabio Gallia alla guida operativa dovrebbe essere formalizzato con l’assemblea del 10 luglio. Con il loro insediamento è destinato probabilmente a riprendere forza anche il piano di privatizzazione di Sace che potrebbe avvenire attraverso un’operazione di private placement oppure con la quotazione a Piazza Affari. E in quest’ultimo caso, forse, per Sace l’esigenza di cambiare nome alla società, per valorizzarne il ruolo e l’attività agli occhi degli investitori retail potrebbe essere ancora più sentita. (riproduzione riservata)