di Marco Solaia 

 

Vietati gli affidamenti in house nel settore delle concessioni autostradali, divieto per il contraente generale di svolgere la direzione dei lavori. Fondo per la progettazione degli enti locali. Albo dei commissari di gara scelti dall’Autorità nazionale anticorruzione. Eliminazione del prezzo più basso nella scelta dei progettisti, affidamento dei lavori sulla base del progetto esecutivo, riduzione del numero delle stazioni appaltanti, revisione del sistema di qualificazione delle imprese e introduzione dei criteri reputazionali.

Sono questi alcuni dei punti di maggiore rilievo del disegno di legge delega approvato ieri dall’aula del senato con 184 voti favorevoli, due contrari e 42 astensioni. Adesso il testo passa all’esame della camera, che dovrebbe vararlo entro breve in modo da uscire con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale entro la pausa estiva.

Uno dei nodi di maggiore rilievo politico definito ieri dall’aula riguarda la disciplina degli appalti dei concessionari. La norma varata ieri prevede che per tutti i concessionari che non sono stati scelti con gara europea scatta l’obbligo di affidare a terzi lavori, forniture e servizi, senza più la possibilità di ricorrere a società in house. soltanto per le nuove concessionarie scelte con gara sarà possibile utilizzare società in house partecipate al 100%.

Il provvedimento chiarisce anche che la scelta dei commissari di gara spetterà all’Anac che dovrà fornire direttamente i nominativi alle stazioni appaltanti che non potranno scegliere neanche a sorteggio. È stato poi introdotto un fondo rotativo per finanziare le progettazioni degli enti locali così da superare i vincoli di natura contabile che speso non consentono di finanziare un progetto senza la completa copertura dell’opera.

Confermate le norme che vietano il massimo ribasso come criterio di aggiudicazione dei servizi di ingegneria e architettura e le limitazione all’utilizzo dell’appalto integrato, che sarà ammesso soltanto in presenza del 70% di lavori complessi.

I contenuti del provvedimento sono stati commentati a caldo nel convegno organizzato dall’Oice, l’associazione delle società di ingegneria, sulla riforma degli appalti pubblici tenutosi all’Ara Pacis di Roma. Riccardo Nencini, viceministro alle infrastrutture, ha affermato: «Non ricordo una legge delega così dettagliata che sia stata approvata sostanzialmente all’unanimità, a parte l’ astensione del Movimento cinque stelle. Se avessimo avuto queste norme approvate, oggi la scalata a Mafia capitale sarebbe stata molto più difficile. La scrittura dei decreti è quasi obbligata e non consentirà elusioni da parte del governo e genericità sulle norme attuative.» Molto soddisfatto anche il ministro delle infrastrutture, Graziano Delrio, secondo cui «si tratta di una svolta vera nel nostro sistema dei lavori pubblici, che porta semplificazione, legalità e certezza nella esecuzione».

Esulta anche il relatore del provvedimento Stefano Esposito: « È per me motivo di rallegramento che su un tema così diviso non ci sia stato un voto contrario in aula. È un fatto positivo e politicamente rilevante, così come la sintonia con il governo. Adesso la responsabilità più importante spetta al governo affinché non ci siano interpretazioni che tendano a dare rilievo ai micro interessi. Si andrà alla riduzione a 200 stazioni appaltanti, si imporranno le gare ai concessionari non scelti in gara mettendo la parola fine all’in house e liberando almeno 800 milioni di lavori ogni anno, si valorizza molto la centralità del progetto con il divieto di massimo ribasso nelle gare di progettazione.»

Per Michele Corradino, consigliere Anac, «è essenziale andare verso un’accurata programmazione e progettazione per evitare varianti e riserve; per parte nostra ci impegneremo a svolgere l’importante ruolo che la legge ci assegna». L’avvocato Antonella Manzione, capo ufficio legislativo della presidenza del consiglio ha evidenziato come si tratti di «una delega molto dettagliata e che nella sua attuazione occorrerà rispettare il divieto di goldplating (ossia l’introduzione, in sede di recepimento di direttive europee, di adempimenti ed oneri ulteriori rispetto a quelli definiti dal regolatore comunitario) andando verso un codice snello e semplificato rispetto ad oggi.