di Marcello Bussi
Il rischio Grexit sale dopo l’ennesimo fallimento delle trattative tra Atene e i creditori. E così ieri le borse europee hanno bruciato 172 miliardi di euro in una giornata in cui l’indice Eurostoxx 600 ha accusato un calo dell’1,63%. Maglia nera in Europa è stata ancora una volta la borsa di Atene, con un tonfo del 4,7% e titoli bancari presi di mira.
La Banca del Pireo ha accusato uno scivolone del 12%, Attica Bank dell’11% e Alpha Bank di oltre il 9%.Tra le peggiori performance in Europa anche quella di Piazza Affari, dove il Ftse Mib ha perso il 2,4% (12 miliardi di euro di capitalizzazione che sono andati in fumo) ma è comunque riuscito a chiudere la seduta sopra il supporto di 22.300 punti, a quota 22.328, dopo aver toccato un minimo di seduta a 22.295. Male anche la borsa di Francoforte, che ha ceduto l’1,9%. La tempesta ha colpito inevitabilmente il mercato obbligazionario; il rendimento del Btp decennale ha registrato un netto aumento al 2,34% e lo spread Btp-Bund è salito a 152 punti base dopo aver toccato un massimo a 160. Il rendimento del Bund decennale ha invece chiuso in calo allo 0,83%, come sempre succede quando cresce l’avversione al rischio. Disastroso l’andamento dei bond greci: il rendimento del titolo biennale ha superato il 28%, mentre quello del decennale si è attestato al 12,54%.
Un minimo sollievo per i mercati è arrivato dalle dichiarazioni fatte da Mario Draghi nel pomeriggio nel corso di un’audizione di fronte alla Commissione Affari Economici e Monetari del Parlamento Europeo.
Il presidente della Bce ha affermato che in caso di default della Grecia ci sarebbero «tutti gli strumenti per gestire la situazione al meglio» e che comunque il governo di Atene ha assicurato che effettuerà tutti i rimborsi. Allo stesso tempo Draghi ha sottolineato che «al momento non possiamo fare previsioni o immaginare le conseguenze a lungo termine» di un’uscita della Grecia da Eurolandia perché «entreremmo in acque sconosciute». Il numero uno della Bce ha quindi precisato che la liquidità data alle banche elleniche ammonta a 118 miliardi, che serve un accordo per Atene e per tutta l’Eurozona e che con una conclusione di successo della revisione del piano di aiuti alla Grecia da parte dei creditori internazionali sarebbe possibile reinserire la deroga sul rating dei titoli di Stato ellenici per gli acquisti da parte della Bce. In pratica verrebbe meno il limite che impedisce all’istituto di Francoforte di acquistare titoli di Stato greci con il Quantitative easing.
Secondo gli economisti di Jp Morgan, l’Europa sta «perdendo la pazienza con Atene e ogni settimana che passa l’esposizione delle banche elleniche nei confronti dell’Ue sale, dal momento che la Bce alza l’Ela; non ci aspettiamo azioni provocatorie prima dell’Eurogruppo» di giovedì prossimo «ma ci attendiamo che il consiglio direttivo della Bce faccia chiaramente capire alla banca centrale ellenica che l’Ela sarà riesaminata in seguito al meeting. Così, questa settimana sembra che l’Eurogruppo arriverà finalmente al dunque. A nostro avviso alla Grecia faranno capire che il tempo per le contrattazioni è finito e Atene dovrà decidere se accettare i termini dell’offerta o meno».
Certo che le differenze fra le controparti restano forti. Il viceministro della Sicurezza Sociale, Dimitris Stratoulis, ha dichiarato che oltre agli 1,8 miliardi derivanti dalla riforma dell’Iva i creditori di Atene hanno chiesto altri 1,8 miliardi da trovare tramite ulteriori tagli al sistema pensionistico, pari al 20% in meno su tutte le pensioni principali e quelle integrative. «Sono misure che porteranno il popolo greco alla schiavitù; sono inaccettabili e quindi vanno respinte», ha detto Stratoulis, aggiungendo che le cosiddette «pensioni alte» in Grecia non esistono e sottolineando che complessivamente, dall’inizio della crisi a oggi, i tagli alle pensioni hanno già portato a una riduzione del 50% delle rendite dei pensionati. La portavoce della Commissione Europea per gli Affari Economici, Annika Breidthardt, ha però replicato che «è un travisamento della posizione dei creditori affermare che abbiano chiesto un taglio delle pensioni individuali in Grecia». In realtà è stata chiesta «una revisione del sistema pensionistico greco, che è una delle voci di spesa più importanti dello Stato ed è uno dei più cari d’Europa». E ciò «intervenendo non con tagli alle pensioni individuali ma con un’eliminazione progressiva dei prepensionamenti, con l’innalzamento dell’età pensionabile e con l’abolizione degli incentivi agli stessi prepensionamenti, anche per rendere finanziariamente sostenibile nel lungo termine il regime pensionistico». (riproduzione riservata)