Sempre più studi entrano nel settore della consulenza ed assistenza legale e stragiudiziale del settore healthcare e salute. Partiamo dai grandi studi. Simmons & Simmons ha un team di lavoro dedicato esclusivamente all’Insurance che conta 10 professionisti che si occupano di compliance e di contenzioso.
All’interno della practice Insurance è inclusa l’assistenza in favore delle compagnie assicurative nella gestione delle polizze di medical malpractice.
«Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un aumento esponenziale delle controversie connesse alla cd. medical malpractice», spiega Giorgio Grasso, Of Counsel di Simmons & Simmons. «Le cause di tale aumento sono diverse. L’accresciuta consapevolezza da parte dei pazienti e l’opera di sensibilizzazione delle associazioni a difesa dei diritti dei malati, l’evoluzione giurisprudenziale, l’allungamento delle aspettative di vita, il progresso tecnologico nei processi diagnostici e terapeutici. La crescita esponenziale dei contenziosi e gli incrementi dei risarcimenti hanno comportato un naturale aumento dei premi assicurativi di Rc e un progressivo disinteresse per le compagnie di tale settore. Per tali motivi, le aziende sanitarie si stanno attivando per avviare processi di cd. autoassicurazione, auspicati dalla cd. legge Balduzzi» .
La risposta dovrebbe venire proprio dal sistema sanitario, assumendo ruoli di primo piano l’autogestione interna alle aziende stesse dei sinistri al di sotto dei 500 mila euro e l’accensione di polizze con compagnie assicurative per quelli superiori, i cosiddetti danni catastrofali.
Altra realtà presente è Gianni Origoni Grippo Cappelli & Partners, che fin dalla sua istituzione, fornisce assistenza sia a livello di operazioni straordinarie che di contenzioso. «È un settore che vediamo in grande fermento.
Vi abbiamo investito in quanto i clienti hanno delle esigenze di carattere legale ricorrenti e continuative, e quindi con essi si può costruire una partnership durevole nel tempo», spiegano i partner Antonio Lirosi e Daniele Vecchi. «Si tratta di un settore in continua evoluzione in cui le normative pubbliche cambiano con grande frequenza ed è necessario per le aziende un continuo aggiornamento e adattamento, specie nel settore pubblicistico e amministrativo. I contenziosi sono più frequenti e complessi di un tempo. La questione della responsabilità da prodotto riveste un’importanza maggiore rispetto a qualche anno fa. Inoltre, tutto il settore sanitario sta investendo molto sul Crm (Client Relationship Management) e questo comporta per gli operatori del settore un’acquisizione di strumenti nuovi, soprattutto informativi, con i conseguenti impatti in termini di privacy».
Studio Previti Associazione Professionale ha individuato un team al suo interno, composto da 3 professionisti, che si occupa più specificamente di responsabilità medica. Le tematiche trattate riguardano la responsabilità del medico in riferimento all’attività svolta sia singolarmente che all’interno di strutture sanitarie pubbliche o private. «Dal punto di vista giuridico, le problematiche più rilevanti che ci troviamo a gestire riguardano l’individuazione dell’eventuale responsabilità del professionista, in relazione alla quale è fondamentale l’ausilio di un consulente tecnico e per la quale va sempre ricordato che ci si trova di fronte, in ogni caso, ad una obbligazione di mezzi, non di risultato», spiega il name partner Stefano Previti. «Inoltre, la qualificazione della responsabilità attribuita al medico e la dimostrazione della sussistenza del nesso causale tra la condotta lesiva tenuta dai sanitari ed il danno lamentato dal paziente».
In generale, il medico e la casa vivono negli ultimi tempi un incremento delle azioni rivolte nei lori confronti, facilitate anche dall’evoluzione giurisprudenziale, sia in tema di danni risarcibili, sia in merito alla qualificazione della responsabilità, ormai generalmente riconosciuta come contrattuale, con i conseguenti risvolti favorevoli per il paziente danneggiato, sgravato dal pesante onere probatorio previsto per le ipotesi di responsabilità extracontrattuale, anche in riferimento al nesso causale. «Abbiamo ritenuto di puntare su questo settore per i notevoli margini di sviluppo di attività, amplificati dalla riferita evoluzione giurisprudenziale» conclude Previti.
Sanità a tutto tondo. È questo, il settore di elezione dello Studio Legale Stefanelli, basato a Bologna.
Assieme alla sua squadra di 5 collaboratori, da oltre 20 anni Silvia Stefanelli assiste aziende, network e strutture sanitarie, professionisti del mondo della salute tra cui le fasi di autorizzazione ed accreditamento delle strutture sanitarie. Quali sono le sfide per il futuro? «Un’attenzione crescente alla mediazione e agli strumenti alternativi di risoluzione delle controversie e, non da ultimo, al mondo della sanità elettronica (eHealth e mHealth) e alle nuove fonti di responsabilità che derivano dall’utilizzo delle più recenti tecnologie nel campo della cura della persona» spiega Stefanelli.
Altra realtà molto attiva è lo Studio Legale Todeschini, fondato nel 1988 e da allora specializzatosi nella responsabilità civile del medico che rappresenta anche in termini di investimento professionale e fatturato oltre l’80% dell’attività professionale. Negli anni si è occupato di alcuni procedimenti che hanno suscitato clamore, riferiti anche alla Clinica degli orrori Santa Rita. «Siamo attivi sul piano del risarcimento del danno», spiega Nicola Todeschini. «Lo studio ha conseguito importanti risultati elaborando anche teorie dottrinali utili alla ricostruzione in termini coerenti della responsabilità civile». Per scelta Todeschini ha sempre rifiutato di difendere le compagnie di assicurazione. La ragione? «Una scelta di campo e di coerenza: non potevo accettare di fare dottrina e formazione vantando tesi che poi, nei processi, se avesse accettato di difendere le compagnie, avrebbe dovuto disattendere».
Altra realtà dinamica è lo Studio Psp, attivo dal 2004, che si è strutturato affidando la cura del settore ai soci Mario Soldaini e Francesco Cecconi ed a 2 collaboratori. Oggi lo studio affronta circa un centinaio di casi all’anno in tutto il territorio nazionale . «Tra le tematiche maggiormente affrontate vi è la malpratice nel settore di ginecologia ed ostetricia, soprattutto nell’ambito della assistenza durante il parto così come quelli in ambito chirurgico, soprattutto nel settore della ortepedia, nonché nella chirurgia estetica con gravi implicazioni anche di tipo psicologico per i pazienti. Altra area rilievo è quella legata alla errata o ritardata diagnosi, soprattutto nell’ambito delle neoplasie, che hanno come conseguenza il decesso del paziente oppure la perdita di chanche di sopravvivenza, che in termini atecnici significa, la perdita della possibilità di vivere più a lungo e/o la perdita di una migliore qualità di vita» ricordano i due partner.
Altro settore è il risarcimento dei danni da violazione del c.d. consenso informato. «Abbiamo notato una certa superficialità delle varie strutture nell’assolvimento di questo delicato dovere di informazione del paziente del quale non deve essere solo fatto firmare asetticamente il modulo già predisposto, ma deve invece essere messo in condizione di poter decidere consapevolmente se sottoporsi o meno alla scelta terapeutica suggerita» aggiungono.
Infine spicca lo Studio De Berti Jacchia Franchini Forlani. «All’interno dello studio il gruppo di lavoro dedito al settore è composto da 6 professionisti e comprende esperti di attività di contenzioso e di materie regolatorie», dice David Maria Santoro. «Pensiamo infatti che sia necessaria un’expertise composita per gestire al meglio le tematiche contenziose o precontenziose legate al settore». Sin dalla sua costituzione, 40 anni fa, lo Studio si è occupato delle problematiche legale al settore healthcare, intuendo da un lato le esigenze crescenti e sempre più diffuse per la tutela e la diffusione del bene della salute nella società civile e dall’altro le possibili ricadute di ciò nella scienza e nell’industria che operano alla tutela del medesimo bene salute. «In tema di responsabilità da prodotto è molto elevata l’attenzione delle case farmaceutiche sulle controversie connesse alle reazioni avverse a farmaci e a vaccini, in quanto la giurisprudenza italiana in materia ha sempre ricompreso la produzione di farmaci tra le attività che il codice civile considera pericolose, con conseguenze importanti sul regime della prova liberatoria per il produttore, mentre il Codice del consumo ha introdotto il concetto che possono essere introdotti sul mercato solo prodotti sicuri ed è intuibile il grado di difficoltà che si può incontrare nell’applicare questo concetto ad un farmaco» conclude.
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