Sono sempre le polizze sanitarie a farla da padrone nei piani di welfare aziendale, anche se conquistano spazio pure le formule di flessibilizzazione degli orari e le convenzioni per garantire sconti e agevolazioni ai dipendenti. È quanto emerge dalla ricerca sul Welfare aziendale condotta dal Luca Pesenti, docente di Organizzazioni Sociali e Welfare Plurale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, e promossa da Welfare Company, provider di servizi di Welfare Aziendale controllato da Qui! Group Spa, che evidenzia anche come le aziende socialmente più responsabili, che hanno implementato da alcuni anni più strutturati PWA, hanno aumentato il numero dei servizi di Welfare Aziendale (WA) (il 52% delle Imprese evidenzia oltre sei misure di WA messe a disposizione dei Dipendenti e delle loro famiglie) complice la crisi.
Quanto ai contenuti dei PWA esistenti, oltre a confermare il «peso» preponderante delle coperture sanitarie integrative (46%) e la diffusione di formule di flessibilizzazione degli orari (45,9%) finalizzate a realizzare reali pratiche di work-life balance, la ricerca ha evidenziato la crescita, rispetto a rilevazioni similari effettuate anche solo pochi anni fa, dell’importanza data ai network convenzionati per la fruizione di sconti ed agevolazioni dedicate ai dipendenti (36,7%).
Quest’ultimo dato è certamente cresciuto sulla spinta della crisi economica e quindi per ridurre l’impatto di livelli salariali da tempo bloccati nonostante il crescente costo della vita. Infine, la ricerca ha evidenziato come lo sviluppo delle buone prassi di WA passi necessariamente per un innalzamento delle soglie di deducibilità previste dal Tuir, il Testo unico delle imposte sui redditi, e dalla possibilità di inserire nei contratti collettivi aziendali quei servizi oggi esclusi perché ancora ricondotti ad una visione paternalistica del Welfare in azienda.