di Luciano Mondellini
John Elkann ha rotto gli indugi. Dopo avere annunciato nella lettera agli azionisti di Exor dell’altro ieri di essere ottimista («qualcosa di interessante da comprare verrà fuori»), ieri ha annunciato che la holding della famiglia Agnelli/Elkann, ha inviato al consiglio di amministrazione di PartnerRe, società di riassicurazione quotata a New York, una proposta scritta per l’acquisto in denaro del 100% del capitale per complessivi 6,4 miliardi di dollari, ovvero 6 miliardi di euro circa.
Il nipote dell’Avvocato Agnelli ha così confermato le anticipazioni del 26 febbraio di MF-Milano Finanza che subito dopo la decisione di cedere la controllata statunitense Cushman&Wakefield aveva immediatamente indicato che l’operazione era mirata a un nuovo investimento della holding torinese da ricercarsi nei servizi finanziari nordamericani.
Ieri dopo il cda che ha esaminato i conti del 2014 (si veda altro articolo in pagina), Exor ha annunciato i dettagli dell’offerta su PartnerRe, public company quotata a New York, partecipata dai fondi Vanguard (8%), Franklin Resources (5%), BlackRock (5%), Lsv (3,8%) e State Street (2,5%) che con 6 miliardi di dollari in premi rappresenta la sesta società nel settore danni nel mondo. L’offerta di Exor, che valuta PartnerRe 130 dollari ogni titolo, comporta un premio del 16% rispetto al valore implicito delle azioni di PartnerRe di 112,53 dollari riconosciuto da un’accordo di fusione tuttora in essere tra PartnerRe ed Axis Capital Holdings Limited, sulla base della media aritmetica dei prezzi di chiusura del titolo di Axis a New York negli ultimi dieci giorni al 13 aprile 2015.
Intesa, quest’ultima, che prevede uno scambio carta contro carta.
Exor ha tenuto invece a precisare non solo che l’operazione è concepita su base amichevole ma che può essere conclusa in tempi rapidi. E soprattutto che, rispetto all’operazione di fusione con Axis (che prevede esclusivamente un corrispettivo in azioni), riconosce agli azionisti di PartnerRe un valore superiore e maggiore certezza poiché è realizzata totalmente in cash.
Inoltre, ha spiegato la holding torinese, Exor dispone di tutte le risorse finanziarie necessarie, quindi l’operazione non richiede alcun aumento di capitale da parte di Exor né l’approvazione dei suoi soci. Il conto non è difficile infatti. Exor ha ora a disposizione un cuscinetto di circa 2 miliardi di euro di liquidità (oltre 2,1 miliardi di dollari). A questi vanno sommati i proventi di prestiti ponte e finanziamenti a medio termine investment grade, annunciati ieri, garantiti da Citibank e da Morgan Stanley fino a un ammontare di 4,75 miliardi di dollari. Per un totale di 6,8 miliardi di dollari. In questo quadro qualora la holding riuscisse a completare la cessione di Cushman&Wakefield (il Wall Street Journal la valuta 2 miliardi di dollari), l’incasso sarebbe utilizzato per ripagare parte del debito attivato ieri.
Nei piani di Exor, l’investimento nei servizi finanziari, si completa bene con il resto degli investimenti, che sono oggi prevalentemente in settori industriali ad alto impiego di capitale, come Fca e Cnh Industrial. Exor ha anche assicurato il mantenimento del management e del marchio di PartnerRe.
Ora non resta che attendere la risposta di PartnerRe nei prossimi giorni se non nelle prossime ore. L’offerta di Exor è infatti soggetta, oltre allo svolgimento di una limitata due diligence confirmatoria, alla risoluzione del contratto tra PartnerRe ed Axis, nonché alla stipula della documentazione contrattuale definitiva e all’approvazione da parte degli azionisti di PartnerRe.
Exor è assistita nell’operazione da Bdt & Company, Morgan Stanley e Citigroup. I consulenti legali sono invece lo studio Pedersoli, lo studio Paul, Weiss, Rifkind, Wharton & Garrison e quello Cox Hallett Wilkinson (riproduzione riservata)
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