di Paola Valentini

 

Finecobank è arrivata a un passo dal milione di clienti chiudendo i primi tre mesi del 2015 con la raccolta più alta di sempre (1,6 miliardi, +53% sul primo trimestre 2014). Azimut ha registrato il secondo miglior trimestre della storia quanto a raccolta netta (1,3 miliardi), Banca Mediolanum ha attirato flussi da record in fondi comuni nel primo trimestre 2015: +1,192 miliardi, +53% rispetto allo stesso periodo del 2014.

Anche Banca Generali ha toccato nuovi picchi: marzo è stato il miglior mese nella storia della banca per raccolta interamente retail e il mese ha chiuso un primo trimestre con un’accelerazione sul primo trimestre 2014 del 42% a 1,14 miliardi. Per tutte le società di raccolta e gestione di risparmio quotate a Piazza Affari i primi tre mesi dell’anno si sono chiusi con brillanti risultati di raccolta, perché in un mondo di tassi a zero la strada del risparmio gestito attira sempre più risparmiatori.

Numeri che hanno messo le ali ai titoli: da inizio anno Azimut  segna un +57%, Finecobank  è salita del 49%, Mediolanum  del 48% e Banca Generali  del 35%. Anima  è in rialzo addirittura dell’86%. E venerdì 10 aprile il titolo ha fatto faville in borsa (+7,5%) sui rumors di una possibile cessione da parte di Mps  della sua quota del 10,3% a Poste Italiane. Su questa ipotesi Equita ha alzato il suo target price da 7,4 a 8,3 euro, perché Poste Italiane ha la più ampia piattaforma di distribuzione di prodotti finanziari (e non solo) in Italia attraverso 13 mila sportelli e 32 milioni di clienti. «La nostra idea è che Poste sia effettivamente interessata all’acquisto, visto che è in arrivo l’ipo, che deve focalizzarsi sui fondi comuni dopo aver privilegiato le polizze vita e che ha assolutamente bisogno di un partner come Anima  che possa garantire un eccellente servizio post vendita», sottolinea Equita.

In ogni caso le azioni di tutte e cinque le società, a parteMediolanum , hanno toccato nei giorni scorsi i massimi storici. A questo punto fare previsioni sul resto dell’anno diventa complicato. Tanto che gli analisti non si sbilanciano e gli stessi manager delle società navigano a vista, pur riconoscendo che ci sono tutte le premesse perché l’andamento brillante, almeno sul fronte della raccolta, possa continuare. A partire da Alessandro Foti, ad diFinecobank  che, commentando la raccolta record, non ha dato cifre precise sugli obiettivi, ma ha sottolineato che a questo punto la società si sta «addentrando in territori inesplorati e completamente nuovi».

Oltre all’effetto raccolta, a mettere le ali ai titoli è il buon andamento dei mercati finanziari nel corso di questo trimestre, che ha un effetto positivo sulle commissioni di performance incassate dalle società.

Per considerare questi nuovi dati gli analisti di Banca Akros hanno aggiornato al rialzo le loro stime di utile per azione 2015-2016 diMediolanum  di circa il 5%, alla luce dell’aumento delle commissioni di performance. In aumento anche le previsioni di raccolta netta di BancaMediolanum , guidata dall’ad Massimo Doris, a 4,1 miliardi di euro quest’anno (contro 3,9 miliardi). Il target price su Mediolanum  è salito quindi da 6,9 a 8 euro, ma il rating di Akros sul titolo è rimasto neutral. Dopo la performance del titolo in borsa negli ultimi tre mesi, in linea con il settore (circa +54%), «vediamo un limitato potenziale di rialzo», spiegano gli esperti di Banca Akros. Proprio per il rialzo inferiore del titolo Banca Generali  rispetto ai competitor, sempre secondo Banca Akros, la società guidata dall’ad Piermario Motta potrà ridurre già nelle prossime settimane questo gap, anche in considerazione del possibile ingresso nell’indice Ftse Mib dato che il titolo Banca Generali  è il primo in lista d’attesa per accedere nel paniere delle 40 azioni. Per Icbpi le commissioni di performance di Banca Generali  «offriranno un eccezionale contributo grazie al rally dei mercati azionari», scrive Icbpi, confermando il rating buy su Banca Generali  e alzando il target price sull’azione da 26,5 a 32 euro

Banca Imi dal canto suo si sofferma sui forti numeri di raccolta, sottolineando che gli oltre 1,1 miliardi messi a segno nel trimestre evidenziano un tasso di crescita superiore rispetto a quello atteso, che implica una raccolta netta per l’intero 2015 di 2,5 miliardi, in linea con le stime di 2-2,5 miliardi date dalla banca, che però potrebbero essere riviste al rialzo visti i risultati conseguiti in questo inizio d’anno. Il target price di Banca Imi resta comunque a 27 euro, quindi ben sotto il prezzo attuale del titolo, con giudizio hold. Anche Pietro Giuliani, presidente e ad di Azimut , non dà stime di numeri. «In particolare», commenta Giuliani, «siamo molto soddisfatti dei risultati raggiunti a cui contribuiscono la qualità della gestione con una performance media ponderata positiva del 6,% da inizio anno. Seppure sia prematuro fare previsioni sul prosieguo dell’anno, le premesse per raggiungere gli obiettivi che ci siamo posti appaiono favorevoli». Anche perché, un report di Goldman Sachs (che resta positiva sulle società di risparmio gestito italiane, anche se le azioni hanno avuto un rialzo brillante) prevede una raccolta ancora sostenuta per i fondi comuni in Italia «grazie ai venti favorevoli strutturali e ciclici e alle iniziative aziendali», si legge nel report di Goldman Sachs datato 2 aprile, in cui la banca d’affari continua a consigliare l’acquisto di Azimut  e di Anima , «i nostri nomi preferiti», dopo aver alzato i target price da 27,4 a 32,5 euro e da 5,85 a 8 euro. Anche nel caso di Banca Generali  e di Mediolanum  il target price sale, rispettivamente da 25,7 a 31,2 euro e da 7,05 a 8,2 euro, ma in questi due casi il rating resta neutral. Per gli analisti di Goldman Sachs i fattori strutturali guideranno la crescita delle società di risparmio gestito italiane. «Ci aspettiamo che l’attuale contesto di bassi rendimenti e il miglioramento dei dati macro in Italia guidino la continua rotazione dei risparmi delle famiglie italiane fuori dai depositi. E considerando che la percentuale dei risparmi investiti nei fondi in percentuale sul totale dei depositi salga dal 30% attuale alla media storica degli ultimi 20 anni pari al 40%, nel prossimo triennio ci potrà essere una crescita media annua degli asset dei fondi comuni italiani del 12%». Aggiungendo la fuoriuscita dei risparmi dai bond bancari, che le banche emettono sempre meno e che sono sempre meno generosi, e la formazione di nuovo risparmio, la percentuale di crescita potrebbe anche raddoppiare al 24%. (riproduzione riservata)