di Anna Messia
L’Italia è tra i Paesi europei che beneficeranno di più della debolezza dell’euro, e questo farà crescere le esportazioni nel 2015. Ne sono convinti gli analisti della società di assicurazione del credito Euler Hermes (gruppo Allianz ), che hanno rivisto al rialzo le previsioni sull’economia italiana. «Il pil nel 2015 salirà dello 0,3% dopo la contrazione dello 0,4% dell’anno scorso», affermano da Euler Hermes, «sia per la ripresa dei consumi privati, seppur contenuta, sia per le esportazioni nette positive». Per di più il trend di ripresa del pil è in accelerazione e per il 2016 si prevede una crescita dello 0,8%. «L’Italia sarà tra i vincitori dell’euro debole grazie alla sua forte esposizione alle esportazioni fuori dall’area euro e alla sua struttura dell’export, che è molto sensibile alle variazioni di prezzo», aggiungono.
Di conseguenza il Paese continuerà a crescere nel Made in Italy, un brand creato 35 anni fa che ha consentito alle piccole e medie imprese italiane di vincere rispetto ai competitor internazionali. «Complessivamente, nel 2015 stimiamo una crescita dell’export di 10 miliardi di euro (su un totale di circa 400 miliardi, ndr)», si legge nell’ultimo report appena pubblicato da Euler Hermes, «e nel 2016 lo sviluppo salirà a 15 miliardi». Una ripresa importante, quindi, anche se le cifre restano ancora sensibilmente inferiori, di circa un 30%, rispetto alla media del 2006-2007, quando la crescita galoppava al ritmo di 30 miliardi l’anno. A pesare è stata soprattutto la pressione al ribasso dei prezzi, nonostante i volumi siano stati invece crescenti. Il settore tessile, definito la punta di diamante del brand nazionale, grazie all’euro debole quest’anno avrà un incremento delle esportazioni di 1,4 miliardi, che saliranno a 2 miliardi nel 2016. «L’Italia è al terzo posto al mondo per le esportazioni nel settore tessile, con volumi di 48 miliardi di euro complessivi registrati nel 2014, alle spalle di Cina e India», osservano dalla società assicurativa. Un risultato raggiunto grazie alla miriade di piccole e medie imprese che compongono il comparto (circa 50 mila), e la forte competizione degli ultimi anni, nazionale ed estera, ha spinto molte delle pmi del tessile italiano a spostarsi verso attività a più alto valore aggiunto, molto interessanti per i mercati esteri. Il 79% della produzione, del resto, è destinata all’esportazione, e di questa la metà va in Asia. Tanto che l’Italia è il secondo più grande esportatore europeo alle spalle della Germania. Con un mercato asiatico che appare quasi saturo, le nuove frontiere del tessile sono ora diventate gli Stati Uniti (dove c’è stata una crescita del 46%) e la Turchia (+24%). Ma non c’è solo il tessile tra i settori italiani che vedranno crescere le esportazioni per le debolezze della valuta: le stime 2015 parlano di un aumento delle esportazioni di macchinari per 3 miliardi e anche il comparto chimico vedrà quest’anno una crescita dell’export di 1,4 miliardi. (riproduzione riservata)