di Francesco Ninfole
Le erogazioni di mutui rischiano di essere frenate dell’eccessivo numero di regole che arrivano da Comitato di Basilea, Unione Europea ed Eba. È questa una preoccupazione dell’Abi, condivisa dalle altre associazioni bancarie europee, che hanno messo il tema al centro dell’attenzione anche in un recente convegno a Bruxelles. Il problema evidenziato è che le normative, pur quando motivate da giuste finalità, continuano ad accumularsi, senza adeguato coordinamento tra livello primario e secondario. Di conseguenza non c’è certezza operativa per chi eroga mutui, ma al contrario una quantità di regole che ingabbiano l’attività. Nel comparto potrebbe verificarsi una particolare congiuntura normativa. Innanzitutto l’Abi guarda con attenzione i rischi delle nuove ponderazioni di rischio sui mutui nel modello standardizzato di Basilea, che, se confermate al termine della consultazione in corso, si tradurrebbero in un aggravio di capitale per la maggior parte dei prestiti per la casa. In particolare, sarebbero danneggiati dal punto di vista patrimoniale i mutui con rapporto tra finanziamento e valore della casa (loan to value) superiore al 50-60% (per i dettagli delle proposte si veda MF-Milano Finanza del 13 marzo). Secondo le banche, questa novità regolamentare aumenta in misura rilevante i requisiti patrimoniali per la maggior parte dei mutui (in particolare per quelli agli individui che si ritrovano in una fascia media di reddito) e penalizza le erogazioni di prestiti per la casa, con impatto significativo sul mercato immobiliare. Di conseguenza l’Abi e le altre associazioni bancarie stanno preparando una risposta al Comitato di Basilea, in cui con ogni probabilità si chiederà di far partire l’aggravio sul capitale soltanto quando il loan to value del mutuo supererà l’80%: una valutazione basata sull’osservazione storica dei default.
Oltre alle novità da Basilea, tuttavia, ci sono altre modifiche regolamentari in arrivo per il settore. La nuova disciplina sarà dettata dalla direttiva sui mutui (Mcd, Mortgage Credit Directive), che è già stata approvata a livello europeo e dovrà essere recepita in Italia entro marzo 2016. La direttiva, come già fatto in passato per il credito al consumo, vuole favorire la trasparenza tra banche e clienti e rendere più omogenee in Europa le procedure e la documentazione per i mutui. Questi obiettivi sono condivisi dalle banche europee, che però chiedono maggiore coordinamento con la normativa secondaria definita dall’Eba, che talvolta diventa un modo indiretto per ricalibrare le leggi già decise a livello primario. Dall’Abi si osserva che la nuova direttiva non è neppure entrata in vigore, ma già si profilano ulteriori regole per il comparto, legate soprattutto alle linee guida applicative dell’Autorità bancaria europea. In alcuni casi la direttiva Mcd chiede esplicitamente all’Eba di precisare alcuni standard tecnici, in altri casi invece ci sono sovrapposizioni dovute a norme per l’attività bancaria in generale, che però hanno conseguenze anche per i mutui. Alcune linee guida di probabile impatto sul settore, secondo alcuni esponenti Abi, sono quelle sulla valutazione del merito di credito (che chiedono verifiche sulla storia del cliente e sulla sua solvibilità futura), sul cross-selling (materia a rischio di confusione normativa) e sulla product governance (le linee guida definiscono i comportamento da applicare in base ai mercati di riferimento). In alcuni casi, per esempio sulla valutazione dei clienti, si tratta di analisi che la banca fa già per conto proprio, ma con maggiore flessibilità. Le nuove regole invece appesantiscono le procedure e hanno un valore soprattutto formale, con l’effetto di rallentare le erogazioni e penalizzare i clienti. I mutui peraltro sono stati la prima tipologia di prestiti a riprendersi nel 2014 con un significativo aumento delle nuove erogazioni. Per evitare effetti controproducenti sul credito, le banche chiedono più coordinamento tra regolatori e più stabilità operativa. (riproduzione riservata)