di Oscar Bodini MF-DowJones
Veneto Banca rivede il posizionamento dell’offerta sul fronte del private banking, rimettendo al centro del servizio l’approccio alla consulenza. Una revisione in profondità che, come racconta il responsabile della struttura, Paolo Mariani, porterà anche alla razionalizzazione della gamma prodotto e a un focus mirato sulla formazione dei banker.
Con l’obiettivo di raddoppiare la redditività a fine piano.
Domanda. Cosa è cambiato per il private banking di Veneto Banca dopo la decisione di cedere le attività di Ipibi e Bim?
Risposta. La strategia della capogruppo ha comportato gioco forza una rifocalizzazione del mercato private. A monte del processo c’è stata un’analisi sincera, attraverso cui abbiamo cercato di capire quali erano i nostri punti di forza e quali le criticità. Le attività private rimangono comunque strategiche, se non addirittura indispensabili e non potrebbe essere altrimenti considerando il nostro dna e la nostra presenza geografica.
D. Su quali punti fermi contate di focalizzare il servizio?
R. Competenza, rigore e coerenza rappresentano i concetti chiave. Per questo motivo, non proporremo alcun effetto speciale, nessun tasso civetta od offerte fantasmagoriche che promettono di cambiare la vita.
D. A quanto ammonta la vostra consistenza patrimoniale e quali obiettivi di crescita vi siete posti?
R. Alla fine dello scorso dicembre potevamo contare su 5 miliardi tra gestito, amministrato e liquidità. Le masse gestite – che oggi ammontano a un miliardo – rappresentano circa il 30% della raccolta indiretta. Il nostro obiettivo è di salire almeno al 40% e allinearci a diretti competitor come Vicenza, Bpm, Credem, Bper. Inoltre, nell’orizzonte del piano strategico al 2017, puntiamo almeno a raddoppiare i ricavi da questa attività.
D. Ma ci vuole anche una crescita organica dei private banker.
R. Stiamo lavorando sull’attività di recruiting esterna, ma al tempo stesso cerchiamo di valorizzare le competenze interne con percorsi adeguati. Il piano di formazione prevede quattro incontri trimestrali con tutti i banker della struttura alla presenza del nostro strategy advisor, Prometeia, che fornisce loro una view strategica aggiornata su mercati e valute.
D. Che segnali stanno fornendo sotto questo aspetto i primi mesi del 2015?
R. Stanno andando molto bene sia in termini di volumi di crescita della raccolta gestita e assicurativa sia di redditività. Siamo in anticipo rispetto al passo di budget che avevamo fissato per inizio anno.
D. Come intendete modificare la vostra offerta prodotto?
R. Manteniamo un’architettura aperta e multibrand, che tuttavia occorre rivedere da cima a fondo. Quello del multibrand è infatti un concetto che impone una logica, perché non va bene avere tutto tanto per averlo. Per questo motivo, stiamo razionalizzando l’offerta, il che significa puntare a una copertura dei mercati e delle asset class secondo logiche ben delineate. Per adesso non abbiamo tagliato alcun accordo commerciale, ma non è escluso che lo faremo nelle prossime settimane, appena termineremo l’analisi in corso.
D. Parliamo di consulenza. Che cosa cambia su questo fronte?
R. Anche su questo fronte, ora l’offerta è molto più razionale. Forniamo in casa i servizi di advisory finanziaria, demandando a professionisti esterni le altre tematiche. Ci appoggiamo a Cbre per la consulenza immobiliare e a Pwc per l’advisory su temi legali, fiscali e tributari. Stiamo avendo soddisfazione da un accordo con ArtFin cui abbiamo appaltato la consulenza in ambito artistico, un mercato che si sta dimostrando molto più vivo di quanto si possa pensare. (riproduzione riservata)