di Andrea Di Biase
Unipol Gruppo Finanziario (Ugf) si candida a giocare un ruolo di protagonista nel risiko bancario che dovrebbe partire nei prossimi mesi grazie alla riforma delle banche popolari voluta dal governo Renzi. Ieri Carlo Cimbri, amministratore delegato Ugf, ha confermato in un’intervista quanto anticipato da MF-Milano Finanza lo scorso 31 gennaio, ovvero che Unipol Banca si candida a «partecipare ai processi di consolidamento del settore», secondo lo schema che era stato delineato circa un mese fa ovvero il conferimento di Unipol Banca in uno dei poli che potrebbe nascere dalla fusione tra le popolari; operazione che farebbe di Ugf uno dei principali azionisti del nuovo gruppo bancario trasformato in spa. «Noi possiamo essere d’interesse non tanto per la nostra banca che può essere parte del processo di aggregazione, ma come azionisti che possono dare stabilità e contribuire a supportare un progetto di crescita», ha spiegato Cimbri.
Uno scenario che, almeno prima della riforma voluta da Renzi, era difficile da immaginare, in quanto «si scontrava con la presenza del voto capitario». Con la normativa attualmente in vigore, infatti, l’eventuale conferimento diUnipol Banca in un istituto cooperativo, geloso delle prerogative assegnategli dalla legge (voto capitario e clausola di gradimento per l’iscrizione a libro soci), non sarebbe stato di fatto percorribile per Unipol , che pur ricevendo una quota importante della banca post-fusione avrebbe avuto un peso nella governance equivalente a quello di un socio con pochi titoli in portafoglio.
La riforma Renzi dunque potrebbe aprire a Unipol Banca un ventaglio di possibilità di aggregazione maggiore rispetto a quello sul tavolo fino ad oggi.
Offrendo allo stesso tempo anche un’opzione strategica non meno importante alla holding Ugf, che potrebbe così affiancare alla gamba assicurativa rappresentata daUnipolSai anche una gamba bancaria rappresentata dalla partecipazione qualificata in una delle ex popolari, che potrebbe ricevere attraverso il conferimento di Unipol Banca. Questa operazione potrebbe inoltre contribuire a razionalizzare ulteriormente il perimetro del gruppo bolognese. Attualmente Unipol Banca fa capo per il 67,75% alla holding Ugf, mentre il restante 32,25% è nel portafoglio della compagnia assicurativa UnipolSai . Tuttavia quest’ultima ha in mano un’opzione di vendita (put) sulla quota che potrà essere esercitata alla scadenza del quinto anno successivo alla data di efficacia civilistica della fusione tra Unipol e FonSai a un prezzo non inferiore all’attuale valore di carico di tale partecipazione, pari a 331,6 milioni. Allo stesso tempo Ugf detiene una corrispondente opzione di acquisto (call) sulla medesima partecipazione allo stesso prezzo ma con la possibilità di esercitarla per tutto l’arco temporale tra la data di efficacia della fusione e la scadenza del quinto anno successivo a tale data.
Intanto il gruppo Unipol ieri ha annunciato l’avvio di due offerte di scambio su due prestiti obbligazionari: uno emesso l’11 dicembre 2009 da 750 milioni in scadenza a gennaio del 2017 e uno da 500 milioni emesso il 5 marzo 2014 e in scadenza nel 2021. Nel dettaglio, si legge in una nota della società bolognese, viene proposto ai portatori dei bond ancora in circolazione di scambiare i titoli con quelli di un nuovo prestito obbligazionario non convertibile senior unsecured, con tasso di interesse fisso e scadenza al 2025. Le offerte di scambio e il collocamento dei nuovi titoli di prossima emissione sono curate da Jp Morgan, Mediobanca e Unicredit in qualità di dealer manager. Lucid Issuer Services agisce in qualità di exchange agent delle offerte di scambio. (riproduzione riservata)