Pil, industria ed export. Nelle ultime settimane sono arrivate diverse notizie che fanno credere alla fine della lunga recessione italiana. Secondo una stima dell’Istat, tra ottobre e dicembre del 2014 il pil italiano è rimasto invariato rispetto ai tre mesi precedenti. Il bilancio rispetto allo stesso periodo del resto resta negativo (-0,3%), ma quanto meno si è posto fine alla caduta, che durava ininterrottamente tra 13 trimestri. Nello stesso periodo il prodotto interno lordo è cresciuto dello 0,7% negli Stati Uniti e dello 0,5% nel Regno Unito, aree dalle quali potrebbe arrivare una maggiore richiesta di prodotti italiani, complice l’indebolimento dell’euro rispetto al dollaro e alla sterlina. L’istituto italiano di statistica segnala, inoltre, che l’indice anticipatore dell’economia italiana è tornato positivo a novembre, «delineando una ripresa dell’attività economica nei primi mesi dell’anno». La nota segnala che a gennaio, l’economia italiana ha mostrato «segnali di un possibile recupero della domanda interna. Indicazioni favorevoli», soprattutto per quel che concerne la produzione e gli ordinativi esteri «di alcune componenti rilevanti del comparto dei beni strumentali».
A dicembre, intanto, gli ordinativi dell’industria italiana hanno messo a segno un rialzo del 4,5% rispetto a novembre, portando il progresso su base annuo al 5,8%. Un dato che non si registrava dal 2009. Tuttavia è presto per cantare vittoria: dopo la lunga crisi degli ultimi anni, potrebbe trattarsi di un semplice rimbalzo. Lo si capirà meglio quando saranno disponibili i dati dei mesi successivi. Per la Banca d’Italia il quadro macroeconomico resta «fragile» e la congiuntura nel nostro paese «migliora con lentezza», anche se l’istituto di Via Nazionale dice di attendersi una crescita superiore a quella indicata nell’ultimo bollettino, che stimava un aumento del pil dello 0,4% nel 2015 e dell’1,2% nel 2016, grazie al contributo del quantitative easing e al calo dei prezzi energetici. Secondo il Centro studi di Confindustria, questo insieme di fattori, ai quali vanno aggiunti il commercio mondiale in crescita e la spinta del mini euro «tendono ad alzare il pil del 2,1% quest’anno e di un altro 2,5% il prossimo». Non si tratta però di sommare le vecchie stime alle nuove, ma di prendere atto di un potenziale ulteriore di crescita che dovrà poi passare alla prova dei fatti.
Per il momento va sottolineata la ripresa dei distretti, un asset cruciale per l’economia italiana. Secondo il Rapporto annuale sui distretti industriali di Intesa Sanpaolo, nei primi nove mesi del 2014 l’export dei cluster italiani è cresciuto del 3,5% rispetto allo stesso periodo del 2013, ben oltre il più 2,1% del settore manifatturiero tedesco. Considerando l’intero 2014, il giro d’affari complessivo ha segnato un progresso dell’1%, mentre il resto dell’industria italiana restava in una situazione di stagnazione. Per l’anno in corso i ricercatori prevedono un fatturato dei distretti in crescita del 3,1%, che dovrebbe permettere entro fine anno di recuperare i livelli del 2008, con un biennio di anticipo rispetto al manifatturiero italiano.
Segnali positivi arrivano anche dal fronte immobiliare. Non sul versante dei prezzi, che secondo Nomisma scenderanno di un ulteriore 3,2% nell’anno in corso (con una contrazione limitata al 2% per quel che concerne i grandi centri), ma delle compravendite. L’ultimo dal sondaggio congiunturale sul mercato delle abitazioni in Italia, condotto dalla Banca d’Italia, segnala che nel quarto trimestre dello scorso la quota di agenti che ha venduto almeno un’abitazione nel quarto trimestre del 2014 è salita al 70% dal 64,4% del terzo trimestre. Inoltre, il saldo negativo tra gli agenti che riportano un aumento oppure una diminuzione dei potenziali acquirenti si è ridimensionato a -16,2 punti percentuali da -22,7 della precedente rilevazione.
In ogni caso, alla fine molto dipenderà dalla dinamica dei consumi, che negli ultimi anni ha inciso in maniera decisiva sulla crisi. Confcommercio è convinta che il 2015 non sarà all’insegna di una ripresa decisa, anche se l’indicatore Icc messo a punto dall’associazione dei commercianti segnala che «da qualche mese i consumi hanno smesso di scendere e mostrano dei timidi e lenti segnali di risveglio». Fuori dal tunnel appare ormai il mercato dell’auto, tra i più penalizzati negli ultimi anni: a gennaio le immatricolazioni di auto in Italia hanno segnato un aumento del 10,9% rispetto allo stesso mese del 2014. Un trend che attende conferme nei mesi a venire.
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