di Andrea Di Biase
Mediolanum punta a diventare la banca retail numero uno in Italia e nella strategia complessiva del gruppo finanziario fondato da Ennio Doris la partecipazione in Banca Esperia, la joint venture paritetica nel private banking con Mediobanca , non è dunque più strategica. Sono queste le principali indicazioni emerse ieri dalla presentazione dei conti 2014 di Mediolanum da parte del responsabile dell’ufficio investor relations Alessandra Lanzone. «La clientela media» di Mediolanum «è cambiata», ha spiegato Lanzone, «rispetto al 2009 oggi è più ricca». «Mediolanum è cresciuta molto grazie ad alcune operazioni che hanno portato visibilità sui clienti ricchi», ha spiegato il responsabile dell’investor relations, evidenziando come il gruppo, al netto di Banca Esperia, riesca ad attirare questi clienti. I dati mostrano un trend di crescita dei private banker, che nel 2014 hanno raggiunto quota 409 e gestiscono ora mediamente portafogli da 29,4 milioni. Questo dimostra «il progressivo spostamento verso la clientela facoltosa», ha osservato, ricordando che Banca Esperia, controllata insieme a Mediobanca , è nata per aggredire il mercato degli «high net worth individuals», ovvero le persone con patrimoni elevati. Ma l’obiettivo del gruppo della famiglia Doris è anche quello di «diventare la banca retail numero uno in Italia nel medio periodo», ha sottolineato ancora l’alto dirigente. «Puntiamo a vincere la nostra partita, cercando di scalzare i nostri concorrenti, grandi e piccoli, ai quali continuiamo a portare via clienti». Lanzone ha inoltre spiegato che Mediolanum punta a chiudere «entro il 2015» il contenzioso fiscale, relativo ai rapporti con la controllata irlandese (Mediolanum International Funds). Per far fronte alle richieste dell’Agenzia delle Entrate il gruppo controllato dalla famiglia Doris ha già fatto gli opportuni accantonamenti nell’ultimo bilancio. «Speriamo che il contenzioso si chiuda nel corso del 2015 e che con gli accantonamenti fatti non ci siano sorprese», ha affermato Lanzone, segnalando che nel 2014 il gruppo ha accantonato 40 milioni di euro, oltre ai 53 milioni messi da parte nel 2013. La soluzione della controversia è stata rimessa alle competenti autorità fiscali italiane e irlandesi. (riproduzione riservata)