Il decreto legge che prevede la conversione in spa delle 10 maggiori banche popolari e l’eliminazione del voto capitario rappresenta «un’occasione» per «creare un terzo polo», dato che in Italia c’è «bisogno di poli importanti, perché ci sono solo due banche grandi». Lo ha ribadito il consigliere delegato di Bpm, Giuseppe Castagna, che ha lanciato il progetto di «superpopolare», per la quale «non c’è una ricetta», ma, «se si creeranno le opportunità, potremo costituire un polo aggregante insieme a tutti quelli che sposano il progetto di creare un terzo-quarto polo importante in Italia. Penso che sia un progetto interessante». Se il decreto verrà convertito in legge, «potrebbe essere un’occasione per metterci insieme tra popolari, facendo qualcosa di importante per il paese. Vedremo se è una cosa che può essere realizzata e condivisa», ha detto l’a.d. della popolare milanese, sottolineando che non ha senso parlare di «aggreganti e aggregati». Parlando a margine del comitato esecutivo dell’Abi, Castagna ha comunque evidenziato che è «inutile parlarne, finché non avranno deciso come sarà la conversione; si comincerà a parlarne solo dopo».
Ieri pomeriggio a Roma si è svolta una riunione dei presidenti delle dieci banche popolari interessate dal decreto, per fare il punto sulla situazione, in vista del consiglio direttivo di Assopopolari di oggi, che metterà a punto il progetto di autoriforma da presentare al governo. Oggi pomeriggio il presidente di Assopopolari, Ettore Caselli, sarà ascoltato dalla commissione finanze della camera sul dl. In merito alle indiscrezioni su un possibile interesse dell’istituto di piazza Meda per Bper, Castagna ha sottolineato che «non sono notizie, sono illazioni» e a chi gli ha chiesto se avesse avuto contatti con altri istituti, l’a.d. ha risposto: «Assolutamente no, nemmeno con altri istituti».
Sulla stessa linea il consigliere delegato di Ubi banca, Victor Massiah, che ha smentito contatti con gli altri istituti per eventuali aggregazioni. Anche l’a.d. del Banco popolare, Pierfrancesco Saviotti, ha assicurato di non aver «avuto contatti, assolutamente niente con nessuno, nemmeno a livello informale» per eventuali aggregazioni. A chi gli ha chiesto di una ventilata unione a tre tra Banco popolare, Ubi banca e Banca Mps, Saviotti ha risposto che, «in questo momento, inventano di tutto; per quanto mi concerne, è un’invenzione».
Tuttavia, l’a.d. ha evidenziato che «c’è una serie di banche che può essere sinergica con noi», e una in particolare, «lo sapete, l’ho detto tante volte», ha detto Saviotti, che in diverse circostanze ha definito un «sogno» una «merger con Bpm». Infine, in merito al decreto sulle popolari, Saviotti ha auspicato che nel provvedimento «ci sia un limite al possesso azionario. Qualsiasi variazione che renda più difficile la scalabilità è una cosa che si può prendere in considerazione, ma secondo me il più facile e il più semplice di tutti è il tetto al possesso azionario».
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