Per ogni dieci dichiarazioni precompilate inviate dal fisco sette dovranno integrate. E nessuna polizza assicurativa può coprire il rischio per le imposte dovute dal cliente ma per le quali viene ritenuto responsabile il professionista. Sono questi due degli effetti derivanti dalla disciplina sulla dichiarazione precompilata introdotta dal dlgs n. 175/2014 e criticati dalle categorie.
Per la predisposizione del 730 precompilato l’Agenzia delle entrate utilizzerà di fatto tutte le informazioni disponibili in anagrafe tributaria, associandole al singolo codice fiscale del contribuente. Nel modello confluiranno quindi la dichiarazione dei redditi dell’anno precedente, i dati catastali, i versamenti effettuati, i dati relativi agli oneri detraibili e deducibili trasmessi dagli intermediari finanziari entro il 28 febbraio 2015 (interessi passivi per mutui, premi assicurativi e contributi previdenziali) e i dati contenuti nelle certificazioni uniche trasmesse dai sostituti d’imposta entro il 9 marzo 2015 (redditi di lavoro dipendente, di pensione e redditi di lavoro autonomo occasionale). I contribuenti riceveranno la bozza entro il 15 aprile, o tramite il servizio Fisconline o presso l’intermediario delegato. A quel punto sarà necessario controllare la dichiarazione, accettarla o eventualmente modificarla. Se le integrazioni vengono effettuate direttamente o tramite il datore di lavoro che presta assistenza fiscale la responsabilità per eventuali addebiti resterà in capo al contribuente. Se invece le modifiche sono operate tramite Caf e professionisti, la responsabilità di eventuali errori dichiarativi ricadrà sugli intermediari. Questi ultimi sono infatti tenuti all’apposizione del visto di conformità e in caso di problemi risponderanno per una somma corrispondente a imposta, sanzioni e interessi.
Una circostanza che ha tra l’altro comportato il rincaro dei premi assicurativi per le coperture per rischio professionale derivanti da visto di conformità fino a 3 milioni di euro (si veda ItaliaOggi del 28 gennaio scorso). Fermo restando che, secondo quanto segnalato da alcuni professionisti, le compagnie assicurative non coprono il rischio di dover rifondere le imposte, che essendo un’obbligazione tributaria ricadono sempre sul contribuente. L’ipotesi di dover mettere mano alla dichiarazione precompilata sarà piuttosto ricorrente, almeno all’inizio. Le stime sono state fornite dalla stessa Agenzia delle entrate. Nel 2015 i 730 precompilati saranno poco meno di 20 milioni: di questi, oltre 14,3 milioni necessiteranno di un’integrazione. Si tratta cioè del 71,7% del totale. Ciò in quanto le informazioni relative alle spese sanitarie, che rappresentano una delle tipologie di detrazione Irpef più utilizzata dagli italiani, confluiranno nel «cervellone» del fisco solo a partire dal prossimo anno. Dal 2016, infatti, l’Agenzia avrà a disposizione anche i dati presenti nel Sistema Tessera Sanitaria (acquisti di medicinali, prestazioni sanitarie ecc.), nonché le informazioni relative ad altri oneri deducibili e detraibili, per i quali un decreto Mef individuerà termini e modalità di trasmissione. A quel punto su 20 milioni di dichiarazioni precompilate la percentuale di quelle da integrare dovrebbe scendere a 9 milioni (cioè al 45,2%). Dal 2017, invece, il meccanismo dovrebbe andare a pieno regime, azzerando quasi del tutto le anomalie. Si segnala peraltro che nella simulazione effettuata dall’amministrazione ai circa 20 milioni di modelli potenzialmente «precompilabili» potrà aggiungersi una rilevante fetta di contribuenti (circa 10 milioni) che finora si avvalevano solo del Cud, ma che potrebbero essere interessati, in futuro, a presentare la dichiarazione in presenza di oneri deducibili/detraibili.