di Anna Messia
Le reti di promotori finanziari si sono distinte negli ultimi anni per i bassi rischi e l’alta redditività, e sono state sempre più apprezzate dai clienti per la buona qualità dei servizi. Elementi che hanno portato le banche italiane, strette dai vincoli di Basilea, a riscoprire tale modello distributivo e a tornare a investirvi.
Mentre società specializzate nei servizi d’investimenti, come Mediolanum,Azimut, Fideuram o Banca Generali, hanno chiuso il 2014 con raccolte record e utili in aumento. Il fenomeno ha caratterizzato il mercato italiano del risparmio, ma trova similitudini anche in Europa, come emerge dall’analisi Sda Bocconi che sarà presentata a Consulentia 2015, l’evento organizzato dall’Anasf, l’associazione dei promotori finanziari, in programma all’Auditorium Parco della Musica di Roma dal 3 al 5 febbraio. «Anche in altri Paesi europei ci sono realtà specializzate nei servizi d’investimento, come la spagnola Renta4, l’olandese Binckbank, o l’Union Financière de France» dice il presidente Anasf, Maurizio Bufi, «Modelli analizzati dalla Bocconi anche alla luce della nuova direttiva europea Mifid 2, approvata a giugno, che entrerà in vigore a gennaio 2017». Dallo studio emerge che «il tied agent (il promotore con mandato di agenzia, ndr) si è affermato ed è cresciuto un po’ in tutta Europa, pur con le dovute differenze tra i vari Paesi». Il promotore finanziario è poi sempre più consapevole del valore e del ruolo che riveste nel risparmio «ed è pronto a chiedere alle società mandanti strumenti e investimenti in tecnologia per dare al cliente una consulenza sempre più evoluta» aggiunge Bufi, commentando invece la ricerca Gfk Eurisko, che sarà presentata nel corso dell’evento. «Le società, del resto» spiega il presidente Anasf «continuano a investire sui promotori». Ma non mancano le note dolenti, perché dall’analisi Gfk Eurisko emerge anche il peso del pratiche burocratiche, fonte di un’inutile crescita dei costi per promotori e società. «Altro elemento preoccupante è il basso livello di investimenti sui giovani promotori», conclude Bufi, «Senza ricambio generazionale la professione continua a invecchiare». (riproduzione riservata)