di Daniele Cirioli  

 

A partire dal 1° gennaio 2016 si andrà in pensione quattro mesi più tardi. È l’effetto della cosiddetta «speranza di vita», calcolata dall’Istat e ufficializzata nel decreto firmato lo scorso 16 dicembre dai ministri del lavoro e dell’economia, in attesa di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. È il secondo adeguamento dei requisiti pensionistici (di tutte le pensioni), dopo quello scattato il 1° gennaio 2013 per via del decreto 6 dicembre 2011. Dopo il 2016, seguirà un adeguamento ancora triennale dal 2019; poi, per effetto della riforma Fornero tutti i successivi adeguamenti saranno biennali a cominciare dal 2021.

La speranza di vita. È un particolare automatismo che prevede un aggiornamento continuo di tutti i requisiti delle pensioni. In pratica, si fa dipendere l’accesso alla pensione dalla probabilità di vita e di morte: tale è la «speranza di vita» e misura, statisticamente, la probabilità che un uomo e una donna di 65 anni hanno di campare ancora. Se la probabilità cresce (cioè aumentano gli anni ancora «attesi» di vita), anche l’età di pensionamento si allontana di pari misura. Il via a questo nuovo automatismo sarebbe dovuto scattare dal 1° gennaio 2015; tuttavia la manovra estiva 2011 (legge n. 111/2011) l’ha anticipato al 2013, con cadenza triennale.

Dal 2016 quattro mesi in più. Il 16 dicembre è stato firmato il decreto che aumenta di quattro mesi i requisiti di tutte le pensioni dal 1° gennaio 2016. Che cosa succederà? Facciamo qualche esempio:

 

  • i lavoratori uomini (dipendenti, artigiani, commercianti, parasubordinati), oggi e nel 2015, vanno in pensione di vecchiaia all’età di 66 anni e 3 mesi; dal 1° gennaio 2016 ci andranno a 66 anni e 7 mesi (4 mesi in più).

    Le cose vanno peggio per le donne:

     

  • la lavoratrice dipendente del settore privato, oggi e nel 2015, va in pensione di vecchiaia a 63 anni e 9 mesi; dal 1° gennaio 2016 ci andrà a 65 anni e 7 mesi (22 mesi in più);

     

  • la lavoratrice autonoma (artigiana, commerciante, parasubordinata), oggi e nel 2015, va in pensione di vecchiaia a 64 anni e 9 mesi; dal 1° gennaio 2016 ci andrà a 66 anni e 1 mese (16 mesi in più).