La prima proposta per cautelarsi da tali eventi ed evitare che fosse lo Stato a doversi farsi carico degli indennizzi era arrivata dal ministro dell’ambiente del governo Monti, Corrado Clini, che elaborò un Libro bianco con le «Linee strategiche per l’adattamento ai cambiamenti climatici, la gestione sostenibile e la messa in sicurezza del territorio», all’interno del quale, oltre a trattare il tema della prevenzione degli effetti negativi delle calamità naturali sui paesaggi italiani, si propose di rendere obbligatoria l’assicurazione per coprire i rischi connessi a eventi climatici estremi su beni e strutture pubbliche e private. A detta del ministro, sarebbe stato un modo per difendere le zone ad alto rischio e rifondere chi vive o lavora in tali zone in caso di danni, per ridurre i costi dei premi assicurativi e per non gravare sulle tasche di tutti gli italiani attraverso i risarcimenti con fondi pubblici.
«Chiediamo al governo di porre in atto, urgentemente, tutte le misure in grado di alleviare la pesantissima situazione che stanno vivendo gli artigiani e le imprese delle regioni più colpite dalle alluvioni: Liguria, Toscana, Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte», è stato l’ultimo appello della Cna lo scorso mese alla politica. «Il sistema produttivo, in poche ore, ha subito danni calcolati dal Centro studi Cna in non meno di 400 milioni». E dalla politica è arrivata una prima risposta: «Sì allo sforamento del patto di stabilità per consentire gli interventi urgenti di messa in sicurezza del territorio; la possibilità per i comuni di accedere a mutui a tasso zero per 3 miliardi; un piano nazionale con investimenti per 9 miliardi nei prossimi 7 anni; lo stanziamento nella legge di stabilità delle risorse per alimentare il fondo emergenze». Anche perché il conto dei danni degli stati d’emergenza già definiti, una ventina sui 25 ancora aperti e relativi a eventi del 2013 e di quest’anno si aggira sui 3 miliardi. Ai quali va aggiunto oltre un miliardo di danni provocati dalle ultime alluvioni. Soldi che non ci sono e che il governo deve trovare se vuole risarcire famiglie e imprese. L’ipotesi su cui si lavora è quella di inserire delle risorse ad hoc per le aree colpite, nella quale dovrebbero confluire anche quelle, circa 150 milioni, per alimentare il fondo emergenze, che è di fatto azzerato.