Vittoria Puledda
U n anno con i fiocchi. Comunque lo si giri, il 2014 sarà da incorniciare per gli assicuratori italiani e, per una volta, tutto sembra congiurare nella direzione giusta: le ricchissime plusvalenze – anche se in larga misura teoriche, non realizzate – sui titoli di Stato (turbolenze greche permettendo), la discesa dei sinistri e di conseguenza il buon andamento tecnico del ramo danni in generale, persino la crisi economica – con meno automobilisti in circolazione – insomma, tutto sembra contribuire ad ingrassare i bilanci delle assicurazioni. Qualche numero. Nei portafogli delle assicurazioni ci sono poco meno di 260 miliardi di titoli di Stato – escluse polizze linked e fondi pensione), con plusvalenze teoriche – al giugno scorso per 32,3 miliardi di euro. Dal punto di visto della gestione caratteristica le cose sono – se possibile – ancora più trionfali: il combined ratio (l’indicatore più significativo dello stato di salute “industriale” del ramo danni) in Italia si attesterà a fine anno tra il 90 e il 93% (solo pochi anni fa era a 107) mentre i sinistri, che qualche anno fa erano il 7,5-8% delle polizze emesse, ora sono scesi al 5,5% (con miglioramenti molto marcati nel meridione). Inoltre, grazie ad un mix di scatola nera, tutor sulle autostrade, micro-sinistri non più dichiarati (perché conviene pagarli direttamente e non far scattare la classe di bonus- malus) i conti delle compagnie sono sempre più sotto controllo. E se non fosse per l’Ivass – che è tornata a raccomandare prudenza e moderazione nella distribuzione dei dividendi, privilegiando piuttosto la solidità patrimoniale – ci sarebbe da brindare anche per gli investitori. «Sarà un anno di utili corposi per tutti – spiega Gianluca Ferrari, analista del settore a Mediobanca – e nonostante la cautela dettata dalle istituzioni le aspettative sono elevate anche sul fronte dei dividendi». A partire da Generali: dopo aver detto che il 40% di pay out non è più un tetto da rispettare, il mercato ha cominciato a pensare ad un valore intorno al 50%, in linea grosso modo con quanto fanno del resto Axa e Allianz (Zurich è tradizionalmente ancora più generosa): le aspettative di Mediobanca Securities sono per una cedola di 70 centesimi (45 lo scorso anno) un pochino più alta del consensus, che equivale ad un dividend yield del 4,1% mentre sull’altra grande compagnia quotata, UnipolSai, le previsioni sono per un dividendo intorno ai 20 centesimi (anche in questo caso un po’ più alto del consensus degli analisti) che equivale ad un dividend yield di 8,6%. Dunque, gestione tecnica e gestione finanziaria delle compagnie di assicurazioni vanno di pari passo e nella stessa direzione. Inoltre, ciliegina sulla torta, a far correre i conti c’è anche il ramo vita, su cui è intervenuta la straordinaria riorganizzazione del risparmio degli italiani, alla ricerca di rendimenti appena presentabili e prudenti: manna per i fondi comuni, ma anche per le polizze vita (la nuova produzione è crescita a tassi del 4550%). «Non c’è dubbio, il 2014 ha tutte le carte in regola per essere uno degli anni migliori negli ultimi venti anni – conferma Giuseppe Latorre, partner Kpmg e responsabile Financial Services – e sono convinto che anche l’anno prossimo la frequenza dei sinistri resterà contenuta anche se continuerà sempre più la concorrenza tra assicurazioni. Con due protagonisti sempre più presenti: le banche – nel segmento danni – e le compagnie dirette». Tanta effervescenza si vede anche nell’attività di M&A del settore: Fata è stata venduta da Generali a Cattolica, Carige ha ceduto le sue assicurazioni al fondo Apollo, le filiali italiane di Royal & Sun Alliance sono passate alla mutua trentina Itas mentre Allianz Italia ha acquisito il corposo pacchetto di premi ceduto da UnipolSai e, infine, Direct Line Italia è passata alla spagnola Mafre (che ha pagato gli asset 40 volte l’utile normalizzato). «Indubbiamente è stato un anno molto buono per il settore, anche se a livello di ramo auto si nota nel primo semestre del 2014 un lieve peggioramento del rapporto sinistri/ premi – spiega Dario Focarelli, direttore generale dell’Ania – perché i premi sono diminuiti ad una velocità superiore a quella dei sinistri e quindi il risultato tecnico è leggermente peggiorato, anche se si mantiene su valori molto buoni. Credo comunque che questa tendenza perdurerà, quindi ritengo che i margini del settore auto dovrebbero essere in tensione: insomma, mi aspetto un 2015 leggermente meno scoppiettante’. La concorrenza ha già portato, quest’anno, ad una diminuzione del premio medio sul ramo danni nell’ordine del 5-6% e, nonostante i forti recuperi sul fronte dei costi, la tendenza in generale dovrebbe proseguire. Il che significa anche che, in prospettiva, le cose continueranno ad andare bene ma non sarà facile mantenere la redditività attuale: ad esempio Latorre si aspetta, tra qualche anno, un combined ratio intorno a quota 96. Nei grafici qui in pagina i principali indicatori che fotografano lo stato dell’arte nel settore assicurativo