di Fausto Tenini
Non ci sarà entro l’anno un accordo tra gli 11 Paesi della cooperazione rafforzata, tra cui Italia, Francia e Germania, sulla Tobin Tax, l’imposta sulle transazioni finanziarie. Lo hanno indicato ieri fonti della presidenza italiana della Ue: «Ci sono dubbi sostanziali sulla possibilità di un’intesa, si tratta di consegnare il dossier alla prossima presidenza». Due le questioni aperte: il principio sulla base del quale la Tobin Tax deve essere applicata (principio di residenza o di emissione) e il meccanismo per assicurarne il versamento. L’impegno era chiudere la partita entro fine anno. L’ultimo tentativo di introdurre la Tobin risale al 2012. Gli 11 Paesi dell’Eurozona non sono riusciti ad accordarsi sulle linee generali della tassa sulle transazioni finanziarie per via di dubbi in merito a come tale tassa possa venire applicata entro il 2016. Il piano è portato avanti da Germania e Francia ma ostacolato dall’Inghilterra. Dopo un accordo di massima nell’ottobre del 2012, le problematiche in merito a come applicare la tassa e su quale misura dell’imposta prevedere per i derivati hanno provocato ripetuti rinvii. Così dal 2014 la data per l’introduzione è stata posticipata al 2016. Ora anche tale scadenza è messa in dubbio, hanno sottolineato due diplomatici che stanno lavorando al piano. I ministri delle Finanze di Austria, Belgio, Francia, Germania, Italia, Portogallo, Grecia, Slovacchia, Slovenia e Spagna avrebbero dovuto firmare l’accordo nel meeting di oggi. «Un accordo è impossibile da raggiungere entro la fine dell’anno», ha però affermato ieri un diplomatico vicino alle trattative. Un altro diplomatico, a proposito della scadenza del 2016, ha detto che «non c’è la volontà politica in merito». Nessuno dei Paesi vuole però ammettere pubblicamente che il piano è fallito. Angela Merkel aveva lavorato dietro le quinte dal 2012 per incoraggiare i Paesi, inclusi Spagna e Italia, a firmare l’appoggio al provvedimento entro le date prestabilite dall’iniziale tabella di marcia. Ma un documento datato 3 dicembre e firmato dall’Italia sottolinea che non c’è chiarezza in merito ai principi con cui la tassa debba essere applicata. «Ulteriori riflessioni sulla sua applicazione sono necessarie», recita infatti questo documento. La Francia ha comunicato che la tassa sulle transazioni azionarie nei Paesi comunitari dovrebbe raccogliere circa 6 miliardi di euro ogni anno. La Commissione Europea originariamente stimò che la tassa applicata ad azioni, bond e derivati potrebbe raccogliere fino a 57 miliardi di euro ogni anno, se adottata in tutti i Paesi europei. (riproduzione riservata)