di Cristina Bartelli  

 

Professioni, banche, trust e fiduciarie bocciati sull’antiriciclaggio dal punto di vista della prevenzione. I presidi antiriciclaggio, infatti, esistenti e applicati dal settore privato risultano non uniformi. E questa eterogeneità può essere considerata «un segnale» che determina un diverso impatto sul sistema in ragione dell’ambito di operatività di ciascuna categoria. È questo uno dei passaggi della prima analisi dei rischi di riciclaggio e finanziamento del terrorismo.

Analisi effettuata dal ministero dell’economia, per la prima volta, in via sperimentale, che sarà aggiornata a tre anni, e che è stata illustrata agli operatori nei giorni scorsi.

Per quanto riguarda i professionisti, gli esperti del ministero dell’economia mettono in rilievo che: «Non rispondono in modo soddisfacente alle esigenze di prevenzione del sistema, per una formazione ancora non sempre adeguata su queste tematiche». Mentre, al contrario, dovrebbe ritenersi rilevante la conoscenza di elementi oggettivi e soggettivi che arrivano proprio dalla loro clientela. Il voto in pagella è dunque una vulnerabilità molto significativa. I progressi sono evidenziati solo per i notai mentre anche se si riconosce che i consulenti del lavoro hanno una vulnerabilità riciclaggio relativa si indica una esigenza di controlli specifici per questa categoria professionale non raggiunta dalle verifiche degli anni passati. Parole dure per l’attività di trust. In particolare gli esperti di Via XX Settembre ribadiscono per i trustee l’adempimento dell’obbligo antiriciclaggio. Le perplessità attengono l’assenza di regole certe e la mancanza in Italia di un censimento di questi che prima di essere trustee sono professionisti e dunque sottoposti già di per sé a obblighi antiriciclaggio. Tanto che per la disciplina del trust ai fini antiriciclaggio si richiede l’individuazione del beneficiario finale relativo alle imprese e l’applicazione severa di presidi legati all’adeguata verifica della clientela da parte dei soggetti obbligati quando forniscono servizi alle imprese.

Non vanno indenni da critiche le società fiduciarie queste, si legge nel documento, «per la natura delle loro attività, presentano un rischio elevato di opacità. già considerato dal sistema di prevenzione, che deve continuare a vigilare».

Infine le banche e le poste hanno un rischio specifico elevato, sia per le dimensioni del settore sia per l’ampio spettro delle attività svolte sia per l’uso del contante. In particolare presenta profili di criticità la poco frequente segnalazione di anomalie concernenti la limitazione dell’uso del contante e titoli del portatore.

© Riproduzione riservata