di Stefania Peveraro
Banca Mediolanum ha investito 3 milioni di euro nel primo fondo di United Ventures, il veicolo di venture capital fondato da Massimiliano Magrini e Paolo Gesess (fondatori rispettivamente di Annapurna Ventures e JV Capital) che a inizio novembre ha annunciato il closing della raccolta a quota 60 milioni di euro grazie anche ai significativi contributi del Fondo Italiano d’Investimento (Fii) e del Fondo Europeo d’Investimento (Fei).
A comunicare l’esatto importo dell’investimento in United Ventures è stato lo stesso Ennio Doris, fondatore di Mediolanum , in occasione di un incontro organizzato ieri con la stampa. E ha precisato che l’iniziativa non resterà un caso isolato.
Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, Doris ha investito in United Ventures anche denaro di famiglia oltre che quello della banca, a dimostrazione della fiducia riposta nell’idea di investire in nuovi progetti di impresa. «Anche in Italia si finanziano le idee innovative, così il Paese si modernizza», ha dichiarato ieri Doris. «Oltre ai denari il fondo porta competenze professionali a vantaggio delle società con grande potenziale innovativo e in settori chiave in cui investe». Non solo. Anche il Fondo Sviluppo Italia, lanciato un anno fa, ha spiegato Vittorio Gaudio, amministratore delegato diMediolanum Gestione Fondi sgr, «ha investito una piccola quota del patrimonio in azioni di incubatori quotati, come LVenture e Digital Magics , e punta ad ampliare l’esposizione alle pmi quotate sull’Aim». Inoltre il fondo «ha iniziato a investire anche nei cosiddetti titoli illiquidi», così come anticipato poco più di un anno fa da MF-Milano Finanza.
Più nel dettaglio, il fondo, che investe in bond per una quota compresa tra il 75 e il 100% e in azioni tra lo 0 e il 25%, può investire in entrambi i casi anche in titoli di emittenti non quotati di piccole e medie dimensioni sino al 10% del patrimonio. «Abbiamo investito nel fondo di minibond di Muzinich, che è anche nostro advisor», ha detto Gaudio. E Doris ha aggiunto: «Mi auguro che il nostro esempio sia seguito da altri fondi aperti, perché allora potremmo davvero fare un’azione di sistema a supporto della crescita in Italia».
In questa direzione sta andando anche Azimut . L’ad Pietro Giuliani, sempre un anno fa, aveva spiegato a MF-Milano Finanza: «Potremo affiancare gli imprenditori con finanziamenti e/o equity, che Azimut potrebbe procurare direttamente come holding oppure, nel caso di finanziamenti nella forma di minibond, tramite i suoi fondi che, in base alla direttiva Ue Ucits IV, possono investire sino al 10% del patrimonio in strumenti non quotati».
Intanto Doris si prepara a salire nel capitale di Mediolanum . A margine della presentazione di ieri, infatti, ha confermato l’interesse a rilevare parte della quota del 20% che Fininvest è tenuta a cedere per rispettare l’indicazione di Banca d’Italia. Il banchiere però non salirà oltre il 50% del capitale (dall’attuale 40%), anche perché altrimenti scatterebbe l’obbligo d’opa. (riproduzione riservata)