di Anna Messia
Il gruppo Generali completa il piano industriale 2013-2015 con un anno di anticipo e ieri, all’Investor day organizzato a Londra, il ceo Mario Greco ha annunciato di essere pronto a lanciare il nuovo piano strategico, che sarà presentato al mercato il prossimo 27 maggio. «Obiettivi raggiunti», ha detto il ceo, «e ora siamo back in the game (di nuovo in gioco, ndr)».
L’appuntamento di fine maggio sarà sempre nella City e qualche anticipazione è già arrivata ieri.
Un punto fermo è che non sono previste acquisizioni. Lo sviluppo dovrà quindi passare prevalentemente attraverso la crescita organica. «Valorizzeremo le parti di Generali che in questi anni abbiamo rafforzato», ha affermato Greco riferendosi in particolare alla piattaforma di canali diretti e servizi telematici, che «nessun altro ha nel mercato e che abbiamo ulteriormente rafforzato con la partnership con Discovery» per il lancio di Vitality nel settore delle polizze sanitarie, annunciata martedì. Quanto invece a possibili ulteriori cessioni dopo le maxi-dismissioni per 3,8 miliardi di asset non core, che erano state previste nel piano 2013-2015, Greco ha escluso che dopo il collocamento del 12% di BancaGenerali, avvenuto nell’aprile 2013, sia in programma la vendita di altre quote della banca, di cui ora Trieste detiene il 51,026%. «Se mi chiedete se abbiamo pianificato di ridurre ancora la quota in Banca Generali, la risposta è no.
Se mi chiedete se potremmo farlo, la risposta è sì: potremmo farlo, ma non pensiamo di farlo», ha dichiarato il group ceo, aggiungendo che Generaliha «un legame molto forte con la banca, che è un business molto redditizio e molto ben gestito». Mentre su possibili nuove alleanze bancarie il ceo ha dichiarato che «la bancassurance in Italia non molto redditizia; per questo abbiamo stretto accordi in Asia, abbiamo piccoli accordi regionali in Italia e non siamo interessati ad averne di grandi dimensioni».
Greco durante l’incontro con gli analisti si è detto «molto orgoglioso» del lavoro svolto in questi due anni, che ha consentito di mantenere le promesse senza ricorrere all’aiuto degli azionisti. «Vorrei sottolineare», ha affermato, «che è molto raro il caso di un turnaround di una società così grande fatto così rapidamente, con un successo così completo e in condizioni di mercato così difficili». Il numero uno del gruppo assicurativo ha sottolineato che la ristrutturazione di Generali è avvenuta «nelle condizioni di mercato peggiori che le assicurazioni hanno mai visto nella loro storia, con difficoltà note a tutti per Europa e Italia e, malgrado tutto questo, siamo in grado di presentare oggi dei risultati, con un anno di anticipo, esattamente in linea con gli obiettivi che avevamo indicato e che furono giudicati visionari e molto sfidanti al momento della loro presentazione».
In particolare, il Leone è in anticipo sul target di aumento del roe operativo al 13%. Ha già raggiunto l’obiettivo di Solvency I superiore al 160%, oltre, come detto, quello della cessione di asset per circa 4 miliardi di euro. Centrato anche l’obiettivo di free surplus sopra i 2 miliardi, come da piano 2015. Questo, come già reso noto dalla compagnia durante la presentazione del bilancio dei nove mesi, consente a Generali di poter abbandonare già per l’esercizio 2014 il vincolo a non distribuire un monte dividendi superiore al 40% dell’utile netto. Ieri non sono arrivate indicazioni numeriche più precise, che forse qualcuno si aspettava (si veda altro articolo in pagina), ma il messaggio è chiaro. «Come abbiamo annunciato, questa politica di dividendi (con un payout del 40%, ndr) non ci vincola più e vedremo a febbraio-marzo prossimi quale sarà l’utile netto dell’anno e che cosa proporrà il consiglio di amministrazione all’assemblea, ma possiamo pagare più del 40% già per quest’anno perché non abbiamo più bisogno di accumulare capitale», ha spiegato il ceo.
All’Investor day erano presenti i country manager dei principali Paesi in cui opera il gruppo e che, completate le opere di riorganizzazione straordinaria di questi due anni, dovranno ora lavorare per aumentare redditività e volumi.Generali Italia, guidata da Philippe Donnet, è stata la partecipata che più di altre ha spinto la crescita del gruppo negli ultimi mesi, staccando un dividendo di 900 milioni di euro (come anticipato da MF-Milano Finanza a fine settembre) con premi e redditività in crescita nei nove mesi (il combined dell’89%), nonostante il profondo processo di riorganizzazione avviato in Italia, con la riunificazione delle attività sotto tre marchi (Generali, Genertel e Alleanza Assicurazioni) rispetto ai dieci precedenti.
In Generali Francia, da ottobre 2013 guidata da Eric Lombard (l’ex ceo di Bnp Paribas Cardif), è in corso un intenso riposizionamento sia nel business Vita sia in quello Danni, con l’avvio di un nuovo business model, che sta iniziando a dare frutti, nonostante il combined ratio di Generali France a settembre scorso fosse ancora del 105% (quindi con sinistri superiori ai premi incassati) a causa anche dell’impatto negativo di danni catastrofali. La Germania, doveGenerali è la seconda compagnia nel Vita subito dopo Allianz, è alle prese con un mercato sfidante proprio nel Vita a causa dei bassi tassi d’interesse. Mentre nel Danni il combined ratio è sceso al 93,5%, come sottolineato dal ceo Dietmar Meister.
I tassi di maggiore redditività arrivano però da Ppf Holding, la branch guidata da Luciano Cirinà che raccoglie le partecipate di Generali nell’Europa dell’Est: in questi Paesi il combined ratio viaggia intorno all’88% (migliore anche dell’Italia) e ora l’obiettivo è aumentare la penetrazione di questi mercati. (riproduzione riservata)