Gli italiani continuano a essere sfiduciati e timorosi del futuro, anche se sembra rallentare il peggioramento delle condizioni economiche generali. È questo il quadro che emerge da un’indagine Acri-Ipsos su «Gli italiani e il risparmio», presentata in occasione della 90ª Giornata mondiale del risparmio, in programma oggi e da una rilevazione Istat. Solo 1 italiano su 4 è fiducioso sul futuro dell’Italia (28%), mentre il 43% è sfiduciato; il 27% ritiene che la situazione rimarrà inalterata e il 2% non sa cosa pensare. Gli sfiduciati sopravanzano di 15 punti percentuali i fiduciosi, ma il dato è comunque migliore di quello dello scorso anno (il saldo fu negativo per 23 punti). Sulle prospettive future dell’economia europea continua a prevalere l’ottimismo, anche se in flessione rispetto al recente passato, con i fiduciosi attestati al 34% e i pessimisti al 28%. Nel 2013 i fiduciosi erano al 37% e i pessimisti al 23%.
Quanto alla situazione economica, delle famiglie, è stabile. Quest’anno «siamo di fronte a una contrazione del numero delle famiglie colpite direttamente dalla crisi (dal 30% del 2013 si è scesi al 27%) a causa della perdita del lavoro (20%, come nel 2013), del peggioramento delle condizioni di lavoro (l’11% contro il 15% del 2013), di non regolarità nei pagamenti (il 2% nel 2014, era il 3% nel 2013) e chi ha dovuto cambiare lavoro (il 4%, come nel 2013). Le famiglie che hanno segnalato un serio peggioramento del proprio tenore di vita negli ultimi 2-3 anni sono state il 23%, in calo dal 26% del 2013.
Quanto al reddito, nel 2012, la metà delle famiglie residenti in Italia ne ha percepito uno netto non superiore a 24.215 euro l’anno pari a 2.017 al mese. Secondo l’Istat, nel Sud e nelle Isole il 50% delle famiglie percepisce meno di 19.955 euro (circa 1.663 euro mensili). Il reddito mediano delle famiglie che vivono nel Mezzogiorno è pari al 74% di quello delle famiglie residenti al Nord (per il Centro il valore sale al 96%). Il 20% più ricco delle famiglie percepisce il 37,7% del reddito totale, mentre al 20% più povero spetta il 7,9%. Anche per il 2012, la disuguaglianza misurata dall’indice di Gini (pari allo 0,32 a livello nazionale) mostra un valore più elevato nel Mezzogiorno (0,34), inferiore nel Centro (0,31) e nel Nord (0,29).
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