di Stefania Ballauco 

«Dalla meta mai non toglier gli occhi», scriveva in un carme Alessandro Manzoni. Come indicava lo scrittore, così Anasf sta facendo sui molteplici obiettivi, primo fra tutti quello relativo alla battaglia per uscire da Enasarco, un’annosa questione che vede l’Associazione impegnata da molto tempo. È lunga e impervia la strada che Anasf sta percorrendo a tutela di tutta la categoria. 
Tra le ultime azioni intraprese, di recente si è espressa anche in merito alla proposta del nuovo Statuto, approvato dalla Fondazione il 9 ottobre e attualmente al vaglio del ministro del Lavoro, che per competenza dovrà approvarlo o richiederemodifiche eintegrazioni.

Nella rivisitazione del nuovo Statuto, la Fondazione ha esplicitato, dandone un’evidenza che prima era solo implicita seppur sostanziale, l’obbligatorietà della previdenza integrativa che per definizione non può essere imposta. L’Associazione quindi ribadisce: la doppia contribuzione obbligatoria è un’anomalia che va risolta. È solo uno dei punti evidenziati nelle osservazioni inviate da Anasf lo scorso 21 ottobre alla Segreteria tecnica del ministero del Lavoro, con lo scopo di chiedere la costituzione di un tavolo di lavoro, cui far aderire le sigle associative coinvolte e interessate e utile a rivedere il testo del nuovo Statuto della Fondazione in un’ottica di equità e trasparenza verso gli iscritti.

Di passaggi poco chiari, ambigui e incriminati secondo Anasf ce n’è più di uno. «Primo fra tutti quello relativo alle modalità elettive degli organi sociali (quali l’Assemblea dei delegati e il Consiglio di amministrazione)», ha dichiarato il presidente Maurizio Bufi, «che ci lasciano seri dubbi sulla parità dei diritti, dal punto di vista della rappresentanza degli iscritti, anche in ragione dei paletti e degli sbarramenti previsti per poter concorrere al voto. Ovviamente consideriamo un passo avanti quello dell’elezione diretta degli organi sociali da parte degli iscritti», ha continuato Bufi, «ma riteniamo che le due modalità elettive distinte indicate non rappresentino un approccio equo e che creino una forte disparità tra le associazioni di categoria che hanno sottoscritto gli Accordi Economici Collettivi (AEC) e le conseguenti – seppur non obbligatorie – convenzioni con Enasarco e tutte le altre forze associative, come Anasf che rappresenta gliinteressi, oltre che dei suoi 12 mila soci, anche quellidell’intera categoria professionale dei promotori finanziari iscritti ad Enasarco».

L’Associazione ha espresso quindi la propria contrarietà a modalità elettive che propongano eventuali sbarramenti solo a determinati soggetti, quando invece tale modalità – se adottata – dovrebbe riguardare tutti coloro che intendono partecipare alla competizione elettorale, in una corretta ed efficiente logica di «contendibilità». In una più ampia prospettiva di affinamento della disciplina statutaria, poi, in merito alla rappresentanza e alle modalità di presentazione delle liste, apparirebbe, secondo Anasf, opportuno riferire la soglia di rilevanza del 3% non alla totalità degli agenti titolari dell’elettorato attivo ma esclusivamente agli appartenenti alle associazioni di categoria che non siano ricomprese nel novero delle altre realtà già previste. Tale modifica garantirebbe una migliore integrazione delle due modalità di presentazione delle liste, in quanto consentirebbe una tutela completa di tutte le istanze di rappresentanza all’interno della Fondazione.

«Un altro aspetto rilevante che trova la nostra disapprovazione», ha sottolineato il presidente Anasf, «è quello relativo alla mancata pubblicazione del Regolamento elettorale, che a nostro giudizio non può essere ignoto e successivo alla presentazione dello Statuto. Contestualmente al rinnovamento della governance, infatti, vogliamo conoscere il Regolamento, dove si potrebbero rilevare norme che penalizzano la completa tutela degli aventi diritto». L’auspicio di Anasf è quindi che il Regolamento elettorale della Fondazione sia reso pubblico contestualmente allo Statuto, così da verificarne la piena rispondenza ai principi e ai criteri di una governance corretta e condivisa.

Non mancano poi i passaggi che Anasf chiede siano meglio esplicitati per consentirne un’interpretazione certa e univoca, come ad esempio in riferimento ai requisiti di professionalità dei componenti del Consiglio di Amministrazione della Fondazione. L’Associazione, nella sua nota al ministero del Lavoro ha anche sottolineato come sia necessario un approfondimento sulla definizione della composizione dell’Assemblea dei delegati, per quanto attiene sia al numero di componenti (di per sé eccessivamente elevato) sia alla distribuzione della rappresentanza tra agenti e imprese preponenti.

Non mancano perplessità anche in merito all’individuazione delle competenze del Consiglio di Amministrazione della Fondazione, che risultano particolarmente critiche in quanto sarebbero indice di un più generale tentativo volto a sottrarre l’operato della Fondazione dalle attività di controllo che, nella precedente versione dello Statuto, erano svolte dal Consiglio di Amministrazione e dal ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. In particolare, nello stabilire che le modifiche statutarie sono proposte dal Consiglio di Amministrazione all’Assemblea dei delegati – e da questa approvati – il nuovo testo non richiede più che tali modifiche siano approvate dal ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale di concerto con il ministero del Tesoro. Anasf non condivide in toto questa omissione, in quanto riduce il grado di trasparenza e accountability della Fondazione.

«Anasf è disponibile a una piena collaborazione col Ministero del Lavoro perché si tenga conto delle criticità che abbiamo avuto cura di evidenziare nelle osservazioni inviate di recente alla Segreteria tecnica. Per questo, l’Associazione ritiene di assoluta importanza la creazione di un tavolo di lavoro affinché tutte le sigle associative possano dare un contributo costruttivo alla definizione della governance e delle attività di Enasarco», ha concluso Bufi.