di Angelo De Mattia
Con l’intervento, oltreché del presidente dell’Acri, Giuseppe Guzzetti, e del presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, del governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, e del ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, si celebrerà, il prossimo 31 ottobre, la settimana del risparmio. Come di consueto, l’evento sarà preceduto, il giorno 30, dalla pubblicazione dei risultati di un’indagine sulla propensione al risparmio degli italiani e sulle loro attese in merito, fatta realizzare dall’Acri, che andrà esaminata con grande attenzione per l’evoluzione che è intervenuta in questa materia prima, fondamentale per il rilancio degli investimenti.
In effetti, da tempo ci siamo progressivamente allontanati dalle alte percentuali di propensione rispetto al reddito che toccavano il 20%. Oggi siamo intorno all’8-9%, con una differenza tra famiglie e imprese e con queste ultime che presentano una più alta propensione a fronte di quella delle famiglie: il che conduce alla media indicata.
La formica italiana di un tempo non è diventata cicala, ma, soprattutto negli ultimi anni, il livello del reddito disponibile non ha consentito l’alta accumulazione del risparmio di molti anni fa, quando l’allora Governatore della Banca d’Italia, Antonio Fazio, esortava affinché, agendo con la leva della politica economica e di finanza pubblica nonché delle riforme di struttura, si fissasse l’abbondante risparmio nello sviluppo dell’economia reale. Nella crisi che dura da sei anni e nella recessione che sostanzialmente domina da tre difficilmente si sarebbe potuto registrare un deciso incremento del risparmio. È vero che la condizione di deflazione e di recessione può avere come effetto l’astensione da un certo tipo di consumi anche delle fasce intermedie di reddito, con il conseguente incremento dei risparmi; ma non è tale la forma fisiologica di aumento di questa preziosa ricchezza, un incremento che, poi, nel caso, non risulterebbe particolarmente rilevante. Né si può arrivare a esaltare l’eventuale adesione al Tfr in busta paga, anziché preferire il suo accumulo in funzione previdenziale, come è stato detto da un ministro, perché così si privilegerebbe il consumo, come è necessario in questa fase: ciò, invece, andrebbe fatto non con apporto di risorse da tempo destinate a una fase più avanzata della vita, al momento cioè della conclusione del rapporto di lavoro, ma con denaro fresco immesso in circolazione per stimolare la domanda. C’è comunque da capire quanto vi è di strutturale nell’abbassamento della propensione in questione e quanto potrà ancora essere oggetto di una inversione di tendenza. Politica economica, interna ed europea, volta al ritorno della crescita, politica monetaria espansiva e miglioramento della regolamentazione e del funzionamento dei mercati sono gli ingredienti necessari per una ripresa della formazione del risparmio e per lo sviluppo degli investimenti. Il risparmio è costituzionalmente garantito anche in funzione dello sviluppo del suo impiego attraverso l’attività creditizia. Politiche di tassazione eccessiva sulle rendite finanziarie che vogliono apparire necessarie e socialmente eque, dimenticando che il risparmio oggi, sia pure in quantità diversificate, è interclassista, non ne aiutano la formazione. Così come una regolamentazione sia dell’attività bancaria sia di quella finanziaria risalente, rispettivamente, a venti e a sedici anni fa, appare sempre più inadeguata, pur considerando le leggine che sono seguite, a favorire il miglioramento dell’efficienza e della concorrenza tra gli intermediari. Vi è, poi, il ruolo, cruciale, esercitato dall’Unione europea, ora che molta parte della legislazione ha origini comunitarie e la centralizzazione della Vigilanza bancaria partirà concretamente quattro giorni dopo la Giornata del risparmio. Da questo versante, non possiamo non rilevare l’inadeguatezza del processo per una nuova regolamentazione delle attività economiche e finanziarie dopo la tempesta perfetta e, in specie, dello shadow banking, del too big to fail, delle Sifi (le istituzioni finanziarie con potenziali rischi sistemici), dei derivati, degli hedge fund, delle agenzie di rating.
Si badi bene: non è un parlar d’altro. Le misure segnalate intervengono sui rami alti delle infrastrutture finanziarie, ma gli effetti di una buona regolamentazione si riverberano, in ultima analisi, sull’attività di raccolta del risparmio e di impiego da parte degli intermediari bancari e finanziari. La stabilità sistemica e aziendale è fondamentale per la tutela del risparmio. Un punto cruciale è dato dall’equilibrio dei conti pubblici e da un livello sostenibile del debito sovrano che non impatti negativamente sull’esposizione delle banche, come è accaduto nel vivo della crisi europea. Occorre, altresì, porsi l’obiettivo di creare più diretti canali di collegamento tra risparmio e investimenti, al di là del circuito bancario. Poi, vi è l’ampio spazio che spetta alla politica monetaria, a maggior ragione ora che è affiancata dalla Vigilanza centralizzata per le banche cosiddette europee. In questa fase, la tutela della stabilità dei prezzi esigerebbe misure ancor più decise della Bce per allontanarsi dai rischi di deflazione nell’area (mentre si sono già materializzati in alcuni Paesi). L’ultima prova sarà data dagli effetti dell’acquisto, da parte della Banca centrale, dei covered bond e degli Abs (questi ultimi partiranno a dicembre) dopodiché, nel caso di un risultato insoddisfacente o solo parzialmente soddisfacente, sarà giocoforza passare al Quantitative easing di titoli pubblici e privati, nonostante l’opposizione dei tedeschi.
In una più ampia prospettiva, il problema dell’ampliamento del mandato della Banca sarà difficilmente eludibile, considerate le ormai continue discussioni interpretative e applicative, come sarà necessario affrontare il tema della competenza nella regolazione del cambio, ora spettante ai governi, ma mai esercitata.
La Giornata del risparmio meriterebbe che venisse celebrata anche nel Parlamento europeo e che, in quella sede, si impostassero le necessarie azioni di valorizzazione e rafforzamento. Intanto, più da vicino il passaggio di domenica 26 ottobre, con gli esiti delle prove da stress per le banche, si presenta molto importante per la fiducia nel sistema e la sua credibilità, ma anche rischioso per la distorta interpretazione degli esiti che ne potrebbe derivare e per la loro strumentalizzazione che a priori non si può escludere.
Il 31 ottobre si parlerà, ovviamente, pure della Fondazioni di origine e, poi, ascolteremo la posizione del ministro sulla politica economica come interpretata dalla legge di stabilità, e quella del Governatore, quale riflessione a freddo sui risultati delle prove affrontate dalle banche, pubblicati il precedente giorno 26.