di Ignazio Marino  

 

Intervenire con un emendamento durante il passaggio parlamentare del disegno di legge sulla stabilità per scongiurare l’innalzamento della tassazione, dal 20 al 26%, delle rendite finanziarie delle Casse private a partire dal 1° gennaio 2015. Andrea Camporese, presidente dell’Adepp (l’Associazione degli enti dei professionisti), ieri, ha incontrato i colleghi degli altri Istituti pensionistici e ha fatto sapere di aver avuto in questi giorni dei contatti con esponenti del governo i quali hanno mostrato delle aperture a recepire nel ddl il concetto che la previdenza obbligatoria non è speculazione e che pertanto una tassazione al 26% è davvero eccessiva.

Non solo. Nonostante il diverso giudizio sull’azione di governo da parte dei presidenti delle Casse, l’assemblea di ieri ha deciso di procedere autonomamente alla generazione di un fondo chiuso di investimento nell’economia reale del paese con una «cifra superiore al miliardo, sicuramente più che doppia». Notizie che, però, non hanno rassicurato il Comitato unitario delle professioni. Marina Calderone, infatti, ha scritto una lettera a Camporese per chiedere un incontro e studiare una strategia comune.

 

Il vertice Adepp. Ufficialmente la riunione delle Casse si è conclusa con la richiesta di un nuovo incontro al ministro dell’economia Pier Carlo Padoan per chiarire quello che è stato definito diplomaticamente un «fraintendimento» sull’attività degli enti che non può essere considerata speculativa. «Si tratta di una evidente e stridente contraddizione», si legge nel comunicato stampa di fine seduta, «che viola il patto che il legislatore ha voluto vent’anni fa: diventi privato, ti fai carico delle passività accumulate quando eri pubblico, gestisci in autonomia una finalità sociale fondamentale, strettamente vigilato dai ministeri competenti, dalla Covip, dalla Corte dei conti e dalla Commissione bicamerale sugli Enti previdenziali. Non esistono motivazioni plausibili e spiegabili a 2 milioni di professionisti italiani. Non esistono giustificazioni di fronte a colleghi tedeschi o francesi che vedono i rendimenti dei loro versamenti non tassati affatto in un mercato unico europeo nel quale, oggi, ci presentiamo con una zavorra pesantissima». Al di là delle rassicurazioni di Camporese, tuttavia, durante il vertice sono emerse visioni molto distanti fra loro circa l’azione di contrasto alla legge di stabilità. Ha lasciato il segno l’uscita sui giornali di Cassa dottori commercialisti circa la volontà di valutare la liquidazione dell’intero pacchetto di titoli di stato (800 milioni di euro) in segno di protesta. Un muro contro muro condiviso da alcuni presidenti ma anche condannato da altri e destinato a pesare sulla trattativa con il governo.

 

La lettera del Cup. Nel dibattito sull’aumento della tassazione delle rendite è entrato anche il Comitato unitario delle professioni guidato da Marina Calderone. Che dopo un vertice dedicato alla questione ha deciso di scrivere una lettera a Camporese per chiedere di unire le forze e fare fronte comune su tematiche condivise come il futuro previdenziale dei professionisti. «Gli ordini e i collegi professionali», scrive la Calderone, «non vogliono certamente sostituirsi alle rappresentanze delle Casse nella politica di gestione dei contributi versati dai loro iscritti; tuttavia, anche per la concomitanza con alcuni altri provvedimenti che il governo ha presentato e alcuni in via di definizione che hanno una diretta riverberazione sul contesto di nostra diretta competenza, riterremmo utile creare a brevissimo una occasione di confronto. A nostro avviso», si legge sulla missiva, «è estremamente importante individuare una strategia comune che ci consenta di presentarci agli incontri con il governo con una linea di azione concertata che tenga conto di tutte le sensibilità dei soggetti da noi rappresentati. Ogni qualvolta abbiamo saputo essere uniti», conclude, «abbiamo ottenuto i risultati migliori a vantaggio dei nostri iscritti e dei cittadini italiani che ogni giorno, con rinnovata fiducia, si affidano ai professionisti».