Il Ministero della salute ha rinnovato l’iscrizione di Cadiprof all’anagrafe dei fondi sanitari integrativi. Lo scorso 5 settembre, infatti, la Direzione generale della programmazione sanitaria ha attestato il rinnovo per la Cassa di assistenza sanitaria degli studi professionali, poiché soddisfa i requisiti richiesti dall’attuale normativa vigente. Nel corso del 2013 Cadiprof ha destinato infatti una quota non inferiore al 20% del proprio budget annuale alle prestazioni vincolate previste dal decreto del 27 ottobre 2009 (decreto Sacconi), pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 12 del 16 gennaio 2010. I dipendenti degli studi professionali possono così beneficiare delle prestazioni odontoiatriche, di assistenza socio-sanitaria rivolta ai soggetti non autosufficienti, e di interventi finalizzati al recupero della salute di soggetti temporaneamente inabilitati da malattia o infortunio anche per il 2015.
L’accesso all’anagrafe fondi consente di mantenere il trattamento fiscale agevolato previsto dal Tuir. La Finanziaria 2008 (legge n. 244/2007) e il decreto 31 marzo 2008 (il cosiddetto decreto Turco), infatti, hanno riformato il regime tributario applicabile ai contributi versati, riconoscendo la deducibilità delle somme versate, fino ad un massimo di 3.615,20 euro solo per i fondi, tra cui quelli di matrice contrattuale come Cadiprof, che rispetteranno i requisiti previsti dal decreto Sacconi. Il rinnovo dell’iscrizione della Cassa all’anagrafe, quindi, consente ai dipendenti degli studi professionali di accedere, in caso di necessità, a un piano sanitario che comprenda per almeno il 20% le prestazioni descritte nel decreto Sacconi e garantisce a tutti i professionisti, che registrano i propri dipendenti alla cassa, la deducibilità dei contributi che saranno versati nel 2015.
«L’iscrizione all’anagrafe conferma l’impegno della Cassa per supportare in maniera appropriata l’assistenza pubblica di servizi socio-sanitari, a favore dei nostri assistiti», sottolinea il presidente di Cadiprof, Gaetano Stella. «Per fronteggiare l’ingente spesa pubblica sanitaria in Italia, il Ministero della salute si affida alla sanità integrativa di matrice contrattuale per garantire quelle prestazioni che il sistema pubblico non è in grado di assicurare».