Adriano Bonafede
A ll’Investor Day di Generali del prossimo 19 novembre a Londra, l’ad Mario Greco ha in programma di stupire analisti e banche d’investimento con la prospettiva di un aumento della redditività del titolo. In fondo, come dice da tempo, di fatto tutti i target del piano industriale sono stati raggiunti con un anno d’anticipo. Lo spiegherà con dovizia di dettagli all’appuntamento inglese. Ma il ceo darà anche – ed è questo che attende il mercato – indicazioni sulle nuove mete da raggiungere, in grado di spingere il titolo al rialzo. Non ci sarà tuttavia, come invece molti si attendevano, un vero aggiornamento del piano industriale. Greco vuole utilizzare quest’anno di relativa tranquillità per oliare e mettere a punto la nuova macchina che ormai è tutta di sua produzione, ricostruita pezzo dopo pezzo dopo aver smontato quella di Perissinotto & C. (e la recente decisione di Sergio Balbinot di andare ad Allianz completa di fatto l’opera). Non è un caso che a Londra sarà presente e prenderà la parola tutta la prima linea del nuovo management: da Alberto Minali, cfo e vero “numero due” del gruppo, a Philippe Donnet, ceo di Generali Italia; da Dietmar Meister, ceo Generali Deutschland Holding a Eric Lombard, ceo di Generali France per finire a Luciano Cirinà, ceo di Generali Ppf, la holding che opera sui mercati dell’Europa dell’Est. Il turnaround avvenuto in questi due anni è notevole. Prima di tutto il ripristino della solidità del capitale. Generali ha tuttora un Solvency 1 inferiore a quello dei principali peers (162 punti rispetto ai 170 di Allianz, ai 254 di Axa e ai 270 di Zurich), ma il salto in avanti in soli due anni è stato enorme: partiva infatti da 117 contro i 170 di Allianz e i 188 di Axa e i 232 di Zurich. I risultati raggiunti – target patrimoniale completato con un anno d’anticipo sono tanto più considerevoli in quanto avvenuti senza nulla togliere dalle tasche degli azionisti: zero aumenti di capitale contro i 185 milioni di Allianz, i ben 1.112 di Axa e i 487 di Zurich. Le vendite programmate di asset non considerati strategici sono state anch’esse raggiunte: l’israeliana Migdal per 0,7 miliardi di euro, il 12% di Banca Generali per 0,2, Generali Usa Life Re per 0,7, la controllata messicana per 0,6, la compagnia italiana Fata per 0,2 e la svizzera Bsi per 1,2 miliardi. In tutto 3,7 miliardi. Al contempo il debito è sceso, grazie a una serie di azioni mirate alla sua ottimizzazione. Nel 2013 è calato di 500 milioni (con un miglioramento di 80 punti base del debt leverage ratioa 39,6%). L’attesa è per un’ulteriore riduzione netta di 1 miliardo quest’anno. Il raggiungimento dei target del piano industriale, i passi avanti nella riduzione del debito e nel rafforzamento patrimoniale sono stati in qualche modo premiati dagli investitori. Nel 2012 la presenza di investitori esteri nel capitale del gruppo di Trieste era limitato al 26,63%; oggi è arrivata al 37,7%, in crescita rispetto al 32,21 di fine 2013. Anche il complesso degli analisti che seguono con continuità Generali si è progressivamente spostato verso posizioni “buy” o “hold”: nel 2012 le posizioni buy, hold e sell erano rispettivamente del 26, 37 e 37%; oggi sono 41, 48 e 10%. Tuttavia, nonostante tutto, negli ultimi mesi il titolo è apparso debole. Da inizio anno ha perso circa il 7%, contro una media del Ftse Mib del meno 3 e contro lo stesso meno 3 del settore assicurativo in Europa. «Non è strano questo andamento – commenta un analista – Non dobbiamo dimenticare che il titolo è pressoché raddoppiato rispetto al 2012, quando valeva 8,5 euro. Ora ne vale circa 16, e questo dimostra quanta strada abbia fatto fare Greco all’azione. In realtà il titolo sembra aver anticipato l’azione di risanamento portata avanti dal ceo; per questo ora si è fermato ma anche perché il mercato si è concentrato su altre cose ». Tutto scontato, e anzi anticipato dal mercato. Cosa potrà mai dunque dire Greco all’Investor day per convincere gli investitori a dargli nuova fiducia? Tutto lascia pensare che vorrà dare maggiore visibilità ai dividendi. Il titolo ormai è solido e Greco vuole suggellare questa ritrovata sintonia con il mercato aumentando il pay out. Secondo Matteo Ghilotti, nell’ultimo report di Equita, «il management proporrà un pay out superiore al 40%. Per questo noi abbiamo accresciuto la nostra stima sul dividendo da 48 a 51 cent per azione». Greco offrirà maggiori rendimenti agli investitori basandosi anche sul lavoro da fare nell’anno rimasto prima della fine del piano. Un lavoro che sconta gli ampi recuperi di efficienza derivanti soprattutto dalla ristrutturazione ancora in atto in Generali Italia e dal riordino della filiale francese. La grande sfida del 2015 sarà per Greco anche la retention dei clienti (in un mercato statico vince chi riduce il tasso di abbandono) con una nuova customer care. Non secondario il tema della semplificazione di tutto il processo di business. L’aggressione del ricco mercato business con i nuovi servizi per le imprese multinazionali (coperture assicurative, sanitarie e previdenziali per gli expatriates) completerà l’opera di creazione di nuovi margini operativi dalla gestione day by day. AL COMANDO Qui sotto, Mario Greco, chief executive officer del Gruppo Generali Il 19 novembre a Londra presenterà nuovi target da raggiungere In due anni l’ad Greco ha del tutto cambiato non soltanto la prima ma anche la seconda linea del management