«Se l’obiettivo è dare un’ulteriore spinta ai consumi, bisogna creare capacità di spesa nuova, mentre non si può usare il denaro che è stato già allocato e pensare di toglierlo dagli obiettivi di accumulo e di integrazione consentendo di spenderlo immediatamente».
Non usa mezzi termini Nadia Vavassori, responsabile business unit di SecondaPensione, il fondo pensione aperto di Amundi sgr (Crédit Agricole Group).
Domanda. Dottoressa Vavassori, la proposta di mettere una quota del Tfr in busta paga ha fatto storcere il naso alle imprese. Ma per il mondo della previdenza complementare quali conseguenze può avere?
Risposta. Non si può chiedere ai lavoratori di riavviare il Paese usando i propri soldi. Si tratterebbe soltanto di trasferire ricchezza, non di crearne nuova. Dopo che lo Stato ha chiesto agli italiani di organizzarsi da soli per integrare la pensione pubblica, che sarà sempre più bassa, non si può chiedere loro di sostenere l’Italia in questo modo. È una proposta che non ha senso. Per non parlare della situazione in cui si verrebbero a trovare le pmi, per le quali il Tfr è un’importante fonte di finanziamento a fronte di precisi investimenti. Ci sono dubbi anche per le aziende con più di 50 dipendenti, che versano al fondo di Tesoreria il Tfr, il quale poi viene indirizzato verso investimenti nelle infrastrutture. In sostanza, i soggetti che vengono toccati sono tanti, con tutta un serie di conseguenze.
D. Quali sono invece i vantaggi di mettere il Tfr nei fondi?
R. In base alla nostra esperienza posso dire che tutti hanno capito l’importanza di integrare la pensione pubblica. Chi non lo ha fatto è perché non ha soldi per farlo, non ha soldi per preoccuparsi dei suoi consumi tra 30 anni. È anche vero che chi ha redditi bassi aderisce alla previdenza complementare anche per diversificare il rischio. Togliere il Tfr al datore di lavoro può voler dire mettere al riparo la liquidazione da un suo eventuale fallimento.
D. Come stanno andando le adesioni per SecondaPensione?
R. L’andamento dei mercati aiuta e quindi le rivalutazioni sono interessanti. Inoltre nella nostra fascia di clienti la capacità di risparmio è in ripresa e ciò sta facendo aumentare il numero di nuovi aderenti. Sul fronte dei vecchi iscritti registro un aumento di richieste di anticipazioni. Quindi si utilizza la previdenza complementare come ulteriore bacino di risparmio nel caso, ad esempio, di acquisto della prima casa o per altre necessità importanti che si dovessero presentare nel corso della vita dell’aderente.
D. Il fondo è quindi anche una sorta di salvadanaio per esigenze impreviste?
R. Esatto. I bisogni di smobilizzo hanno accorciato i tempi di accumulo. Anche per questo abbiamo introdotto più flessibilità nel ripartire i contributi tra le linee del fondo. Ma che si scelga il fondo o che si lasci il Tfr in azienda il concetto di fondo non cambia: le risorse del Tfr non vanno svincolate per finanziare il consumo immediato. Mi preoccupa in particolare la situazione dei giovani, che la precarietà rende più esposti a pensioni basse. Per loro la tentazione di avere il Tfr in busta paga è alta, ma poi si rischia di creare generazioni di poveri se non si hanno o se non si costruiscono per tempo adeguate coperture. (riproduzione riservata)