di Anna Messia
Entra nel vivo l’operazione di aumento di capitale di Cattolica Assicurazioni. Ieri l’amministratore delegato della compagnia, Giovan Battista Mazzucchelli, era a Londra insieme al chief financial officer e vice direttore generale, Carlo Ferraresi, per presentare la compagnia assicurativa veronese agli investitori istituzionali e ai fondi d’investimento della City.
L’interesse sarebbe già alto visto che si tratta della maggiore ricapitalizzazione a Piazza Affari del secondo semestre dell’anno, con un importo di 500 milioni di euro, ma soprattutto di un’operazione per certi versi anomala. Perché a differenza della maggior parte degli incrementi di capitale chiusi in questo periodo, la chiamata al mercato di Cattolica non è volta ad aumentare la solvibilità dell’impresa, già buona (il Solvency I è 1,45 volte il minimo regolamentare) ma punta a finanziare lo sviluppo futuro, con un piano industriale che prevede un aumento della redditività e dei margini di profitto, cui si aggiungerà la possibilità di cogliere eventuali opportunità di acquisizione. Il prospetto informativo è già stato depositato in Consob e si attende il via libera delle Authority entro fine mese, per chiudere l’operazione entro novembre. Ma gli istituti di credito, come dichiarato dal cfo Ferraresi, avrebbero già dato disponibilità più che doppie rispetto ai 500 milioni previsti.
L’obiettivo della compagnia, come scritto dal presidente Paolo Bedoni in una lettera inviata agli azionisti la scorsa settimana, è però quello di coinvolgere soprattutto i piccoli soci radicati nel territorio e gli azionisti attuali con cui «intendiamo fare insieme un altro tratto di strada che dovrà portare il gruppo ancora più in alto», si legge nella missiva. Nei giorni scorsi ci sono stati incontri con tutto il management del gruppo, ai quali hanno preso parte anche esponenti di Banca Imi che si occupano dell’operazione insieme a Mediobanca, ed entrambe garantiscono la sottoscrizione per la parte eventualmente rimasta inoptata. Nel frattempo sono anche partiti incontri con i piccoli azionisti, tra il Veneto e l’Alto Adige, per spiegare il motivo dell’operazione. Mentre il consorzio di garanzia guidato da Imi e Mediobanca è destinato ad allargarsi ad altri istituti, italiani ed esteri, per arrivare a una decina di banche in totale. (riproduzione riservata)