Per trasformare la struttura finanziaria
«L’esperienza della crisi globale di sei anni fa sta a dimostrare che l’instabilità sistemica è dietro l’angolo». Lo ha detto il direttore generale di Bankitalia e presidente dell’Ivass, Salvatore Rossi, al convegno «Banche e assicurazioni: un percorso comune per lo sviluppo».
«La crisi», ha spiegato Rossi, «indebolendo le banche, ha determinato nei paesi avanzati uno spostamento d’asse del sistema finanziario dall’intermediazione creditizia ai mercati. La parziale ritirata delle banche, costrette da regole più stringenti e dal peggioramento ciclico ad abbassare la leva finanziaria con cui operano, non solo ha causato un aumento del funding diretto delle imprese sui mercati, mediante l’emissione di obbligazioni, ma ha offerto spazi ad altri intermediari, a loro volta sospinti dalla necessità di offrire ai propri investitori rendimenti apprezzabili in un mondo di tassi d’interesse bassi o nulli».
«Questa evoluzione configura un pericolo per la stabilità finanziaria: se parte della tradizionale funzione creditizia viene di fatto dirottata verso canali «in ombra» agli occhi di chi vigila; se chi vi agisce è disposto ad assumere più rischi, pur di assicurarsi rendimenti più alti; se può farlo liberamente, proprio perché al riparo da regole e controlli». Rossi ha puntato poi l’indice contro lo «shadow banking», visto come «una inquietante fonte di rischi» e ha suggerito di estendere il perimetro della vigilanza, fino a raggiungere chi al momento non vi ricade.
Inoltre, «il mondo assicurativo e quello bancario possono concorrere a quelle trasformazioni della struttura finanziaria italiana ormai irrinunciabili se si vuole che il nostro paese ritrovi una dinamica di sviluppo», ha ribadito Rossi.
Parlando dell’interesse del mondo assicurativo per i nuovi strumenti previsti dal decreto competitività per la concessione di finanziamenti, «da nostri occasionali contatti è emerso finora un qualche interesse a partecipare al finanziamento di grandi progetti infrastrutturali; scarso interesse per le pmi. Le compagnie sono certo spinte in questa fase congiunturale a ricercare rendimenti più alti di quelli correnti sulle tradizionali classi di investimento, ma hanno ben presente quanto sia costoso attrezzarsi a svolgere compiti nuovi e molto rischiosi. Perché più rendimento vuol dire più rischio e nessuno come una compagnia assicurativa ha nel proprio Dna questa massima di saggezza, tante volte da altri dimenticata».
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