di Anna Messia
Sono giorni decisi per le pensioni di 26 mila agenti di assicurazione, di cui 11 mila già pensionati e 15 mila in attività, che rischiano di vedersi dimezzate le prestazioni e commissariato il Fonage, il fondo che le gestisce. Il buco da colmare, per riportare in equilibrio il fondo, è di 700 milioni di euro, e le posizioni tra le parti coinvolte, agenti da una parte e assicurazioni dall’altra, su come reperire le risorse necessarie, appaiono decisamente distanti.
Con la Covip, la commissione di vigilanza che segue da vicino la vicenda e che, in assenza di un accordo tra le parti non avrebbe alternative al commissariamento, e intanto lo scorso aprile ha già avallato la sospensione temporanea dei trasferimenti delle posizioni previdenziali del fondo, decisa dal cda per evitare la fuga degli iscritti in massa in attesa del piano di riequilibrio. I prossimi giorni saranno decisivi per capire quale potrà essere il destino del Fonage. L’Ania, l’associazione delle compagnie di assicurazione, come noto, ha già fatto sapere di essere pronta a mettere sul tavolo 16 milioni di euro e nei giorni scorsi ha accolto l’invito degli agenti a sedersi di nuovo intorno a un tavolo. L’incontro si terrà presumibilmente i primi giorni di ottobre, ma mentre Anapa e Unapass hanno già dato la propria disponibilità a partecipare lo Sna ha scelto la linea dura e sta preparando una mobilitazione generale da tenersi la seconda settimana di ottobre. «È un anno che discutiamo del piano di riequilibrio e l’unica proposta dei 16 milioni di euro arrivata dall’Ania appare inaccettabile perché provocherebbe un taglio delle pensione fino al 50%, lasciando di fatto ai soli agenti l’onere di colmare il disavanzo», dice a MF-Milano Finanza il presidente dello Sna, Claudio Demozzi che aggiunge di essere disposto a sedersi al tavolo convocato dall’Ania solo se nel frattempo arriveranno chiare indicazioni dalle compagnie a una maggiore disponibilità economica. La richiesta dello Sna è di dividere a metà, tra agenti e compagnie il disavanzo dei 700 milioni, 350 milioni a testa quindi, intervenendo in particolare sui coefficienti di trasformazione delle pensioni. Ma senza toccare l’attuale sistema del fondo a prestazione definita che secondo il piano di salvataggio proposto dall’Ania dovrebbe trasformarsi invece un sistema a contribuzione definita. In pratica lo Sna non è disposto ad accettare che la prestazione del fondo venga commisurata agli effettivi versamenti effettuati, come fosse di fatto un piano individuale. Posizione su cui però l’Ania non sembra transigere perché, sostengono le compagnie, si tratta di prestazioni eccessive rispetto alle risorse disponibili «Il commissariamento sarebbe però una débâcle totale», avverte il presidente di Anapa, Vicenzo Cirasola, «perché oltre al danno reputazionale e d’immagine della categoria gli agenti attivi rischierebbero di perdere tutti i versamenti individuali, aggiuntivi e integrativi, effettuati finora. Mentre il piano di salvataggio tutela quanto meno il montante versato dal singolo agente, ma l’Ania dovrebbe aumentare il proprio contributo perché corresponsabile di questa situazione». (riproduzione riservata)