Le casse di previdenza cambiano passo sulla riscossione dei contributi pregressi. Sarà perché la necessità di far quadrare i conti, dopo la riforma che ha imposto bilanci a cinquant’anni, si è fatta più stringente. O perché la crisi, riducendo i fatturati dei professionisti, ha favorito i ritardi nei pagamenti.
Di fatto, situazioni come quelle dei ragionieri iscritti alla Cnpr (16 mila su 35 mila in posizione irregolare) o degli avvocati iscritti a Cassa forense (50 mila su 150 mila nel 2012) sono diventate non più tollerabili. E i rispettivi enti (come molti altri), aiutati nell’operazione di recupero dai continui inviti della Corte dei conti, stanno mettendo in atto tutte le azioni possibili: dall’abbattimento delle sanzioni alla rateizzazione in cinque anni di quanto dovuto fino alla minaccia di cancellazione dall’albo degli iscritti. Stando alle ultime delibere della magistratura contabile (si veda tabella in pagina), si aggira intorno ai 2 miliardi la cifra dei versamenti non effettuati nei termini da parte di consulenti del lavoro, avvocati, ingegneri e architetti, geometri, ragionieri e perfino farmacisti e infermieri. Anche se va chiarito che le somme messe a bilancio comprendono anche una quota parte di contributi da incassare (vedasi i conguagli) l’anno successivo. Tuttavia, la sostanza non cambia. E la Corte dei conti non ci gira troppo intorno: i contributi dovuti vanno incassati.
Vediamo nel dettaglio la situazione.
Avvocati. Nell’ultima analisi del 2013 riferita però alla gestione 2011 di Cassa Forense, la magistratura contabile conteggiava quasi 700 mln di euro divisi tra crediti iscritti nelle immobilizzazioni (141,7 mln, erano 116 nel 2010 e 85,6 nel 2008) e nell’attivo circolante (549,6 mln di euro, erano 403,7 nel 2010). Crediti principalmente verso iscritti e concessionari. «Dai dati citati», si legge nella relazione della Corte, «emerge un’evidente difficoltà nella fase della riscossione dei crediti da parte della Cassa» (si veda altro pezzo nella pagina seguente).
Architetti e ingegneri. «In considerazione di quanto espresso nelle precedenti relazioni e delle raccomandazioni formulate dai ministeri vigilanti», si legge invece nell’ultimo referto su Inarcassa di qualche mese fa, «merita ancora una particolare attenzione l’esame della posizione creditoria dell’ente nei confronti degli iscritti». Analizzando il trend nel periodo 2010-2012, si rileva che nel 2012 si è verificato un incremento del 24,01% rispetto al 2011 (in valore assoluto +107,5 mln di euro). A seguito degli interventi migliorativi eseguiti nell’ambito del processo di recupero dei crediti, che hanno determinato una modifica dei criteri in base ai quali selezionare le posizioni da affidare alle società esterne di recupero (dal criterio del recupero dei crediti riferiti all’ultima annualità contabilmente chiusa al criterio dell’intera posizione contributiva dei professionisti morosi), commentano i magistrati, «nel 2012 si è assistito a una crescita dei crediti che passano dai 580,1 mln del 2011 ai 707,7 mln di euro del 2012.
Questo significativo incremento, però, riflette gli effetti della riforma contributiva del 2010. Al suo terzo anno di attuazione, tale provvedimento fa ricadere nel bilancio 2012 i suoi effetti positivi connessi all’incremento dell’aliquota del contributo soggettivo (dall’11,5% al 12,5%) e di quella del contributo integrativo (dal 2% al 4%)».
Geometri. Nei crediti dell’attivo circolante del bilancio della Cipag, la principale partita è rappresentata dai crediti per contributi, sanzioni, interessi e oneri accessori e dai crediti per partite contributive in corso alla fine dell’esercizio, il cui saldo, al netto dell’apposito fondo di svalutazione di 26,755 mln, è di 352,885 mln (309,994 mln nel 2010). È sempre la Corte dei conti, in una relazione un po’ datata ma ultima in ordine di tempo, a rilevarlo. In quest’ambito, i crediti accertati nell’esercizio sono pari al valore lordo di 90,882 mln, quelli relativi a esercizi precedenti a 198,823. Quanto alla prima categoria di crediti, essi riguardano inadempienze di varia natura relative sia all’emissione del Mav, sia a contributi iscritti a ruolo ordinario, sia connessi alla cosiddetta verifica-finanze (che si sostanzia in un’attività amministrativa di controllo incrociato tra le dichiarazioni fiscali prodotte dai geometri e le dichiarazioni degli stessi ai fini previdenziali nel periodo 1998-2006). A tale riguardo riferisce la Cassa alla magistratura contabile di avere avviato in questi anni un’attività di monitoraggio dei versamenti effettuati richiamando le agenzie di riscossione al tempestivo adempimento delle obbligazioni assunte e inviando, comunque, agli interessati solleciti di pagamento degli importi iscritti a ruolo. Tuttavia, ricorda la Corte dei conti, «la rilevanza del valore complessivo di queste partite creditorie, in incremento tra il 2010 e il 2011 di circa 43 mln (al netto del fondo svalutazioni), impone che gli organi della Cassa perseverino in ogni utile azione volta al recupero dei crediti contributivi specie quelli relativi a esercizi pregressi».
Ragionieri. I crediti per contributi non riscossi alla fine del 2012, al netto del fondo di svalutazione pari a 2,5 mln di euro, ammontano complessivamente a 314,4 mln di euro (al 31/12/2011 l’importo era di 292,9 mln di euro). Tale incremento, pari al 7,4% rispetto all’anno precedente e quantificabile in 21,6 mln di euro, è dovuto sia alla dinamica dell’andamento dei ricavi che al tasso piuttosto costante di morosità. Anche per il 2012, l’ente dei ragionieri (Cnpr) ha segnalato la necessità di mantenere un attento monitoraggio verso la suddetta tipologia di crediti, procedendo sia con azioni di recupero crediti che con operazioni di verifica e di confronto delle dichiarazioni dei redditi e dei volumi d’affari dichiarati per gli anni 2006/2010. Dai primi riscontri si evidenzia un maggior accertamento per contributi di circa 13 mln di euro. Nell’ultimo triennio, l’incremento dei crediti è pari al 9,2%, vale a dire che da 287,8 mln di euro totalizzati nel 2010, e 292,9 nel 2011, si arriva a 314,4 mln di euro nel 2012. Da notare, la crescita dei contributi integrativi (+10% rispetto al 2010), che da 103,6 mln di euro nel 2010 passano a 114 mln nel 2012 e dei contributi soggettivi (da 125,1 mln nel 2010 a 145,9 nel 2012, registrando +16,6%). «Quanto esposto», ribadisce la Corte dei conti ancora una volta nel 2014, «evidenzia una carenza dell’ente relativamente alla fase della riscossione dei propri crediti. Ciò deve comportare l’adozione di tutte le necessarie misure organizzative, oltre a quelle già in corso, sia per il tempestivo recupero dei crediti sia per effettuare un più attento monitoraggio del fenomeno».
Consulenti del lavoro. Ancora recentemente l’organismo di controllo registrava un’evoluzione dei crediti iscritti in bilancio che per gli anni 2011 e 2012 erano, rispettivamente, di 80,4 e 94,3 mln di euro, con un incremento rispetto all’anno precedente rispettivamente del 14,42% e del 12,37%. «Un trend che induce questa Corte», si legge nell’ultima determinazione, «a reiterare l’invito, peraltro effettuato anche dal collegio sindacale, di monitorare il fenomeno e intensificare l’attività di recupero dei crediti stessi individuando strumenti di maggiore incisività di quelli utilizzati finora». Appello che ha portato l’Enpacl a fare di più, come dimostrano anche i risultati dell’azione di contrasto riportati nel box accanto.
Farmacisti. Continua a rivestire una qualche consistenza anche la massa dei crediti della Fondazione Enpaf verso iscritti e terzi contribuenti, che nel 2013 si attestava su 53,248 mln (49,961 nel 2012), di cui 25,237 mln (28,992 mln nel 2012) afferenti al debito delle Asl per il contributo dello 0,90. I crediti per contributi ordinari raggiungono nel 2013 i 26,084 mln (19,353 nel 2012), dei quali più del 50% è rappresentato da crediti pregressi, «sicché si torna a ribadire l’esigenza», sottolineata anche dal Collegio dei sindaci, «che l’ente ponga in essere ogni utile iniziativa ai fini della loro riscossione, specialmente di quelli risalenti a esercizi remoti e comunque a verificarne l’esigibilità».
Infermieri. «La consistenza dei crediti vantati dall’ente nei confronti dei suoi iscritti», argomentano i magistrati sull’Enpapi, «ha raggiunto un importo tale per cui risulta necessaria un’attenta attività di monitoraggio rivolta a individuare anche nuovi strumenti per il loro contenimento. Dopo un trend di crescita fino al 2008 e una flessione nel 2009 dell’8,7% (attestandosi su 69,6 mln di euro), nel 2010 si registra un nuovo incremento del 22,1%, portanto i contributi non riscossi a circa 85 mln di euro. Nel corso del 2010 è proseguita l’attività volta al recupero sia della contribuzione dovuta dagli iscritti ma non versata, sia delle iscrizioni di coloro che, pur obbligati, non hanno provveduto all’iscrizione all’ente, mentre con il supporto dell’Agenzia delle entrate è continuata la lotta all’evasione contributiva.
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