di Anna Messia
Hanno avuto sempre un ruolo determinate nelle compagnie di assicurazione, perché a loro è affidato il delicato compito di calcolare le riserve che le imprese devono accantonare a garanzia degli impegni assunti verso i propri assicurati. Importanza che, con l’arrivo di Solvency 2, è destinata a crescere visto che le nuove regole sui requisiti patrimoniali che partiranno a gennaio 2016 prevedono la creazione di una funzione attuariale per le compagnie, che deve essere esercitata da persone che dispongono di conoscenze di matematica attuariale e finanziaria. «Un risalto enorme per la nostra professione», sottolinea Giampaolo Crenca, presidente del Consiglio nazionale degli attuari, «e i requisiti richiesti dalla funzione attuariale contenuti nella direttiva Solvency 2 hanno un’aderenza perfetta con la cultura e la formazione professionale nel nostro Paese dell’attuario iscritto all’albo».
In verità la direttiva non fa esplicito riferimento alla necessità di essere iscritti a un albo professionale per assumere il ruolo del responsabile della funzione attuariale.
Del resto sono pochi i Paesi europei in cui gli attuari sono organizzati con un ordine professionale e il mancato riferimento esplicito è quindi più che comprensibile. Per ora però neppure la lettera al mercato emanata dall’Ivass il 15 aprile, proprio in materia di preparazione delle compagnie a Solvency 2, ha fatto chiarezza sul punto. Anzi, benché sia stato richiesto alle assicurazioni di comunicare all’authority guidata da Salvatore Rossi, entro dicembre, le modalità con le quali intendono organizzare la funzione attuariale non c’è alcun passaggio sulla necessità dei responsabili della funzione attuariali di essere iscritti all’albo. Ma la corrispondenza sembrerebbe evidente secondo Crenca. «A fronte dell’identikit tracciato dalla direttiva europea gli attuari iscritti all’albo vantano titoli di studio specialistici, hanno sostenuto un esame di Stato e seguono per tutta la vita professionale un percorso obbligatorio di aggiornamento continuo, anche su Solvency 2, sono sottoposti a un codice deontologico e anche alla vigilanza del ministero di Giustizia», afferma il presidente del Consiglio nazionale, che sottolinea anche la necessità di chiarire con l’Ivass ulteriori aspetti organizzativi e operativi. Oltre che un approfondimento sui requisiti professionali richiesti per svolgere tale ruolo secondo le nuove regole di Solvency 2.
Una funzione, quella dell’attuario, che in verità l’Ivass sembra tenere ben monitorata, come emerso nella relazione annuale dell’istituto del 26 giugno in cui l’authority rendeva noto che l’anno scorso, in materia di riserve tecniche, sono stati effettuati interventi nei confronti degli attuari incaricati Rc Auto di sei imprese e nei confronti degli attuari revisori di sei imprese danni». Con conseguenti segnalazioni all’ordine per gravi violazioni della normativa primaria e secondaria e dei principi attuariali. Fascicoli su cui non sono stati forniti però ulteriori dettagli e su cui l’ordine precisa che «come già segnalato all’organo di vigilanza sono in corso le valutazioni sugli aspetti deontologici e professionali, attivate dall’ordine in modo autonomo», ricordando che si tratta di sei casi su un totale di 900 professionisti iscritti all’albo. Non solo: gli attuari aggiungono come, in base alle proprie prerogative istituzionali, l’ordine sia «parte attiva ed esclusiva nel valutare gli aspetti deontologici e professionali degli iscritti». Insomma, sarà l’ordine stesso a valutare in autonomia le singole situazioni, agendo secondo «regole e procedure autonome di verifica al fine di tutelare la professione nel miglior modo possibile, vista tra l’altro «l’importanza crescente che l’opera dell’attuario assume in settori chiave dell’economia e della società come appunto le assicurazioni e la previdenza». (riproduzione riservata)