di Claudia Cervini
La bufera che ha colpito Bnp Paribas negli Usa non si è chiusa con la multa da 8,9 miliardi di dollari comminata dal governo degli Stati Uniti al gruppo bancario francese per violazione delle normative internazionali in materia di embargo nei confronti di Sudan, Iran e altri paesi soggetti a sanzioni economiche. L’istituto guidato dal ceo Jean-Laurent Bonnafé rischia infatti, per effetto collaterale, di perdere il suo status di gestore del risparmio negli Stati Uniti e di dover interrompere la sua attività Oltreoceano nel settore dei fondi pensione. Per questa ragione i vertici hanno presentato un ricorso alle stesse autorità americane, come confermato dalla banca a seguito di indiscrezioni riportate dalla stampa francese. Sembra paradossale, ma secondo la legge americana l’ammissione di colpa da parte dell’istituto se da un lato ha evitato a Bnp Paribas di incorrere in un procedimento giudiziario, dall’altro le impedirà di continuare a operare localmente con la licenza di qualified professional asset manager. Il fatto ha spinto Bnp Paribasa correre ai ripari con una richiesta presentata al regolatore il 30 giugno, lo stesso giorno in cui firmava l’accordo con le autorità americane. Bnp confida dunque di ricevere l’esenzione per continuare a operare in territorio Usa con la licenza di qualified professional asset manager, mentre è già arrivata nei giorni scorsi quella relativa alla licenza bancaria confermata dai servizi finanziari di New York. Lunedì, invece, la Sec ha concesso a Bnp una dispensa per continuare a esercitare l’attività di consulenza in investimenti, precisando che l’autorizzazione è temporanea e varrà fino al 25 luglio, data entro la quale chiunque può chiedere un audit per contestarla. Qualche numero è sufficiente per dare un’idea della posta in gioco. Il mercato dei qualified professional asset manager oltre l’Atlantico vale 7.900 miliardi di dollari, mentre, secondo quanto riportato dall’agenzia Bloomberg, l’attivo gestito dal gruppo francese negli Stati Uniti a fine 2012 era di circa 70 miliardi di dollari (e coinvolge esclusivamente clienti istituzionali). Una cifra che la banca però non conferma. La filiale americana di Bnp Paribas comunica, infatti, un attivo gestito di soli 9 miliardi di dollari. Vale la pena ricordare che, nell’ambito dell’inchiesta sulla violazione dell’embargo, la banca ha ammesso di avere falsificato alcuni rapporti commerciali per nascondere gli illeciti e di avere cospirato contro l’International Emergency Economic Powers, al quale saranno pagati 2,24 miliardi di dollari, la più grande multa comminata dall’autorità americana.
Sulla vicenda si è pronunciato nei giorni scorsi anche il presidente francese, François Hollande, esprimendo tutti i suoi timori al numero uno della Casa Bianca, Barack Obama: prima inviandogli una lettera, poi incontrandolo a cena a Parigi in occasione del recente viaggio in Europa del presidente americano.
In relazione alle sanzioni finanziarie, Bnp Paribas contabilizzerà nel secondo trimestre oneri straordinari per 5,8 miliardi, che si sommeranno alle poste accantonate in precedenza. La banca, considerando l’intenzione di pagare un dividendo di 1,5 dollari ad agosto e i risultati che stima di aver realizzato nel secondo trimestre, ha calcolato che il Cor Tier 1 al 30 giugno dovrebbe essere al 10%, in linea con i target fissati dai vertici. (riproduzione riservata)